Aggressione a Berlusconi, emblematica del sentire politico
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Quando la politica si fa personale, si spoglia dei riferimenti ideali, fa a meno delle ideologie, quando la politica si americanizza, rinunciando al suo patrimonio evolutivo culturale di tipo europeo, si corre anche il rischio, voluto, che le persone sostanzino l’identità di un partito o di una coalizione in un uomo, il leader maximo, il conducator, il dux. Gli stessi simboli politici mettono al centro il nome del capo, spogliati delle icone dell’ideologia, emblemi questi ultimi di un fardello da scaricare. In fondo era già successo nel famigerato ventennio.

Così, quando le cose, per ironia della sorte, per qualche conflitto di interessi o per una crisi economica mondiale, dovessero andare male, può anche accadere che qualcuno abbia la brillante idea di ergersi ad anticorpo, magari impazzito. E quell’anticorpo chi andrà a colpire? Ma colui che ha eretto se stesso a emblema e sintesi del potere, e non il sistema del potere, il segretario di un partito e non il partito. E magari lo fa fisicamente, anziché attraverso la dialettica. Non era successo qualcosa di simile con il lancio di monetine a Craxi? Quello si un linciaggio.

L’involuzione del sistema, in Italia, è iniziata con tangentopoli, questa fantomatica madre di tutte le purificazioni, pianificata a tavolino con grande sapienza (Cfr. Geronimo, Dietro le quinte, p. 69 e seg.), sancita dalla sterilizzazione dei partiti politici, operata dal referendum promosso dal Patto Segni del 9 giugno 1991, al quale il popolo italiano partecipò come i topi di Hamelin, lasciandosi guidare verso un baratro che li avrebbe privati di una reale rappresentanza democratica, nonostante i saggi inviti all’astensione di molti esponenti della classe politica. La sentenza n. 47/1991 della Corte Costituzionale aveva dichiarato ammissibile il quesito referendario relativo alla preferenza unica.

Dal 1946 al 1993 l’Italia ha conosciuto sistemi elettorali proporzionali per l’elezione dei parlamenti, quel referendum cancellò la possibilità di esprimere più di una preferenza per i candidati di lista nella elezione della Camera dei Deputati. Ciò che sopravvisse alla bufera giudiziaria e referendaria dell’apparato politico era stato consegnato alla volontà dispotica dei segretari di partito, i quali, incuranti di qualsiasi volontà della base degli iscritti, nominano autonomamente i candidati alle elezioni, in liste bloccate, che a noi, giovani militanti politici, ricordavano tanto quelle cosiddette liste bulgare che avevano per tanti anni rappresentato la negazione della democrazia stessa.

Questo non giustifica l’aggressione di alcuno, per nessun motivo, nemmeno il più, apparentemente, nobile, ma forse spiega un istintivo modo di sentire di qualcuno. Si è cercato in ogni modo di istillare l’idea che un partito sia sintetizzabile nel suo leader, non ci si stupisca eccessivamente se qualcuno lo ha capito a tal punto che all’occorrenza ha capito anche con chi prendersela. Si potrebbe concludere dicendo, se questo era l’obiettivo, ….. sembra raggiunto con successo.

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