Arnaldo Forlani
Print Friendly, PDF & Email

 

Arnaldo Forlani (nato a Pesaro l’8 dicembre 1925).
Laureato in giurisprudenza, iniziò la sua carriera politica nel 1948 con l’incarico di Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana di Pesaro e con i successivi incarichi di consigliere provinciale e consigliere comunale di Pesaro. Nel 1954 entrò a far parte della Direzione della DC.
Nel primo Governo Rumor venne nominato Ministro delle Partecipazioni Statali; nel secondo Governo Rumor fu invece Ministro per i Rapporti con le Nazioni Unite, incarico da cui si dimise l’11 novembre 1969, dopo l’elezione a Segretario Politico della DC.
Nel quarto e nel quinto Governo Moro fu Ministro della Difesa. Nel 1976, durante il terzo Governo Andreotti, divenne Ministro degli Esteri: in tale veste, si recò in visita in Portogallo nel luglio 1977 per esprimere l’appoggio del governo italiano alla richiesta, avanzata da Lisbona, di adesione alla CEE. Continuò a mantenere la sua carica nel quarto e nel quinto Governo Andreotti.
Dal 18 ottobre 1980 al 26 giugno 1981 fu Presidente del Consiglio dei Ministri. Durante la sua presidenza furono scoperti gli elenchi degli aderenti alla loggia massonica P2, il ritardo nella pubblicazione delle liste, politicamente considerato, soprattutto dal PCI, una sua diretta responsabilità, lo costrinse a rassegnare le dimissioni e ad allontanarsi da posizioni di primaria importanza per qualche tempo.


Nei due Governi presieduti da Bettino Craxi ricoprì l’incarico di Vicepresidente del Consiglio.
Durante il Processo Cusani, nel periodo dell’inchiesta Mani Pulite, Forlani fu chiamato a testimoniare riguardo ai finanziamenti illeciti ricevuti dall’affare Enimont. Palesemente in preda al nervosismo, rispondendo ad una domanda, disse soltanto ‘Non ricordo‘, non accorgendosi della bava che gli si era accumulata sulle labbra. Questa imbarazzata immagine divenne uno dei simboli di Tangentopoli, la corruzione governativa divenuta sistema in Italia.


Non fu un tribuno, ma seppe intervenire in modo efficace all’interno del mondo politico, tanto da essere definito da Giampaolo Pansa “coniglio mannaro“, nomignolo che non lo avrebbe più abbandonato. Si è da molti congetturato che fra Forlani, Giulio Andreotti e Bettino Craxi si fosse nel tempo stabilito un occulto patto di potere che avrebbe pesantemente condizionato in loro favore la vita politica italiana; a tale presunto patto fu giornalisticamente attribuito il nome di “CAF” (dalle iniziali dei rispettivi cognomi).
Ai tempi della DC il suo portavoce era l’attuale Presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, considerato il suo più diretto erede politico.

Dopo la sconfitta alle elezioni politiche del 1992 e la sconfitta personale nella corsa per il Quirinale nello stesso anno, Forlani si dimise da Segretario.