CEI – Documento settimane Sociali: Italia senza classe dirigente
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Roma, 31 lug. (Apcom) – L’Italia sta vivendo in questo periodo un momento delicato dal punto di vista politico, economico e sociale ma purtroppo risulta essere “un Paese senza classe dirigente: senza persone che per il ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili”. Edoardo Patriarca, segretario del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, anticipa a Radio Vaticana, i contenuti del documento in preparazione dal laicato cattolico in vista della prossima ‘Settimana sociale’, in programma a Reggio Calabria. “Viviamo un momento difficile, pesante: drammatico per certi versi. La lettura che abbiamo dato preparando le Settimane sociali -argomenta Patriarca- è che a noi, oggi, l’Italia appare un Paese senza classe dirigente. L’analisi che abbiamo fatto, lavorando al documento preparatorio della prossima Settimana sociale, è proprio della sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine. Ravvisiamo questa grande fatica rispetto ad una realtà che nei territori ha tante persone vive, capaci di tentare impresa, ha tanto buon associazionismo, professionisti”. “Quando parlo di classe dirigente – sottolinea il segretario delle settimane sociali- parlo non solo della politica ma anche di tutti quei soggetti, imprenditori, associazionismo. Mancano cioè soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza. Il cardinale Bagnasco ha parlato spesso di questo bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo”. Da qui la prospettiva di un impegno diretto maggiore del laicato cattolico a favore dell’interesse collettivo. “Questo – dice Patriarca- è il tempo per una chiamata alla responsabilità per il laicato cattolico. Abbiamo voluto mettere la settimana sociale sotto il segno di don Sturzo, partendo dall’appello per i Liberi e i Forti del 1919. Noi crediamo che questa responsabilità ce la dobbiamo assumere, altrimenti rischiamo davvero non tanto di essere irrilevanti ma di compiere un peccato di omissione verso il bene comune. Oggi il laicato cattolico, le comunità cristiane, l’associazionismo sono l’unica rete, non voglio essere presuntuoso, che regge in Italia, che si ritrova, che riflette. I partiti, i sindacati? Sì forse, gli industriali? Può darsi. Noi cattolici dobbiamo assumerci una grande responsabilità. I cattolici la smettano di lamentarsi della Chiesa, dei vescovi e davvero iniziamo ad assumerci in prima persona il rischio della responsabilità. Se non lo facessimo sarebbe un gesto molto grave verso il bene comune e verso la carità cristiana”.
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