CONTRO IL REGIONALISMO DIFFERENZIATO, SOVRANITA’ NAZIONALE. E SE SI ABOLISSERO LE REGIONI?
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(Claudio Moffa, 2019)

Matteo Salvini è il ministro che con determinazione e coraggio ha bloccato l’invasione del nostro paese da parte di masse di “migranti” provenienti dalla Libia, una invasione tentata da navi ONG tutte o quasi straniere, e che non è affatto fantasioso ricondurre alla strategia sorosiana di indebolire e distruggere col meticciamento di massa le nazionalità e le identità più o meno forti dei paesi di destinazione. Ma in generale, al contrario dei vicini francesi, gli italiani manifestano troppo poco il loro orgoglio nazionale, anche se è un fatto che la storia e la civiltà espresse nei secoli dal nostro paese è di grandissimo livello. Dunque, Salvini ha operato bene, decisioni e contromisure ascrivibili al principio della sovranità degli Stati, e nella fattispecie dello Stato italiano. Ma…

Ma accade che negli ultimi tempi il ministro degli interni si sia pronunciato a favore del Regionalismo differenziato, con un riferimento particolare alla sua area di provenienza. Questa esternazione è neutra, o confligge con la sua attività sopra descritta, e in generale con il rispetto e la difesa della sovranità dello Stato italiano? “Confligge” è la risposta giusta. Il regionalismo differenziato non è altro che un cavallo di troia all’assalto della Stato Unitario, il vettore di una lenta erosione dei poteri centrali dello Stato a favore di una spinta autonomista folle e lesiva dei diritti dei cittadini italiani tutti. Una prova è data proprio dalla Regione Friuli Venezia Giulia che ha deciso in completa autonomia — o per meglio dire ex separazione dallo Stato centrale – di acquisire una quota dell’Irpef, tassa nazionale stabilita con eguali criteri per tutti i cittadini, regioni, province e comuni italiani. 

A questo punto le strade da intraprendere per chi si vuole opporre a questa nefasta tendenza sono due: o contrastare la decisione ultrautonomista ad hoc e ad temporem, quando cioè emerge concretamente uno specifico caso. Ma la Regione in questione sicuramente reagirebbe e attiverebbe tutti i suoi canali per poter imporre i suoi falsi diritti: nel caso citato, come si puo’ pensare che lo Stato, possa facilmente e sicuramente vincere la partita? Inalberando il diritto a una propria autonomia, la Regione di riferimento di Salvini richiama le analoghe tendenze della Lombardia e del Veneto, e dunque i nemici dello Stato centrale e dei suoi diritti, sono già tre, nella media tre regioni “ricche” rispetto al resto del paese. E già si parla di una analoga tendenza autonomista nel Sud, sponsorizzabile dai 5stelle. Processi senza sponde utili, percio’ deboli? No, le sponde ci sono: tra le perle dell’UE anch’essa all’assalto dello Stato sovrano italiano (come di tutti gli Stati membri dell’UE) c’è anche la “Giustizia europea”, una casta di magistrati in pratica completamente autonomi da qualsiasi potere politico nazionale: la Regione contrastata dallo Stato a cui appartiene potrebbe fare dunque un ricorso giudiziario a Strasburgo o Brussels, procedimento che la potrebbe vedere vincente.

Ecco allora l’altra strada percorribile se solo lo si volesse: abolire le Regioni e conferire maggiore autonomia alle Province. Una quasi abolizione dell’art. 117 della Costituzione, che nacque – si badi bene – ai tempi della Lega “padana”, del Parlamento di Pontida, e dei miti pseudoreligiosi del Po. Una strada difficile, ma di cui autorevoli voci hanno parlato negli anni passati. Riprendere il filo di questo discorso è sicuramente utile