Domenico Ravaioli
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Domenico Ravaioli nasce a Faenza, in provincia di Ravenna, nel 1896. Si laurea in giurisprudenza ed è amico e collaboratore di G. Donati, suo concittadino. Milita da giovane nel Partito Popolare Italiano, divenendone uno dei principali esponenti faentini, tanto che, nel giugno 1925, partecipa come delegato di Faenza all’ultimo congresso del partito svoltosi a Roma.
Piero Gobetti individua in lui uno dei giovani più vivaci e preparati del popolarismo. Di forti convinzioni antifasciste, durante il regime si trasferisce a Roma e si ritira a vita privata dedicandosi alla sua attività di avvocato. Intanto nel 1931 è a Parigi per assistere e portare conforto all’amico Donati prossimo alla morte.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo clandestino, si avvicina al movimento dei Cristiano Sociali di Bruni, per poi accettare, nel 1944, l’invito di Spataro ad entrare nella Democrazia Cristiana. Dopo la liberazione, con Tosatti e Canaletti Gaudenti, è tra gli animatori della sezione romana del partito, che assume una chiara tendenza repubblicana e di sinistra. Nel luglio 1944 è autore, con Canaletti, Fuschini, Girardoni, Tosatti, Coronia ed altri, di un opuscolo dal titolo “La Democrazia cristiana e il momento politico. Contributo di un gruppo di democratici cristiani alla chiarificazione del partito“, nel quale si riafferma l’impegno sociale e la scelta repubblicana.
La sua volontà di dare alla Democrazia Cristiana una precisa qualificazione ideologica trova ulteriore approfondimento nella rivista quindicinale Politica d’Oggi, da lui diretta, alla quale collaborano, tra gli altri, Canaletti Gaudenti, Caronia, De Cocci, Folchi, Tosatti e Costantino Mortati. La sezione romana democristiana per i suoi atteggiamenti e le prese di posizione si scontra spesso con la linea più prudente della segreteria politica di De Gasperi, tanto che il 21 marzo 1945 viene sciolto il comitato romano del partito che, in una assemblea svoltasi il 25 febbraio nell’aula magna del Collegio romano, si era espresso a grande maggioranza a favore della repubblica.
Al Congresso di Roma, nell’aprile 1946, esprime la necessità di un chiaro indirizzo sociale del partito e intende dare al suo ruolo politico in seno alla DC una funzione di stimolo, critica ed intransigenza. Sin dal congresso del 1946 entra a far parte del Consiglio Nazionale del partito, nel quale resta ininterrottamente sino alla morte. Dopo il referendum istituzionale, il gruppo romano che fa capo a lui e a Politica d’Oggi è di fatto riassorbito dalla politica ispirata dalla segreteria di De Gasperi e successivamente di Piccioni e Cappi. La sua eredità è solo in parte raccolta dalla rivista Politica Sociale di Giovanni Gronchi.
Dal 1951 al 1953 è vicesegretario del partito durante la segreteria politica di Guido Gonella. Negli anni che seguono si impegna, anche con numerosi scritti pubblicati sulla agenzia di stampa da lui fondata, Nuova DC, per evitare la cristallizzazione delle correnti, il frazionismo e il personalismo presenti nel partito e per rivendicare l’unità della DC attorno all’idea sociale cristiana.
E’ uomo di profonda fede, di ampi interessi culturali ed artistici, amante della pittura, spirito vivace e a volte originale ed estroso, animato da una carica politica e sociale schietta e disinteressata. Muore a Roma nel 1979.