Ezio Vanoni
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Ezio Vanoni, economista e uomo politico (Morbegno 1903 – Roma 1956) fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana. Senatore dal 1948, fu ministro delle Finanze (1948-1954) e del Bilancio (1954-1956) e vicepresidente del Comitato Interministeriale per la Ricostruzione Economica. Padre della riforma tributaria (1951-1952), elaborò il Piano Vanoni per lo sviluppo dell’occupazione e del reddito (1955), mai convertito in legge.
La sua politica, più che sulla riforma della struttura dei tributi, si basò sull’organizzazione del sistema tributario, da un lato con la rivoluzione copernicana dell’obbligo generale della dichiarazione dei redditi, dall’altro con un’intensa azione di qualificazione e potenziamento degli uffici finanziari.

 

I due principi della riforma erano la verità e la lealtà, da attuare chiedendo ai cittadini di collaborare con il fisco, ma attuando anche una riduzione delle aliquote, troppo onerose, per chi dicesse tutta la verità.
L’operazione “lealtà” dunque doveva essere e fu bilaterale e graduale. Ezio non avrebbe appoggiato una riforma subitanea e sconvolgente nelle strutture, come quella Cosciani-Visentini del 1972-73 che è stata, con la sua riduzione del gettito in rapporto al PIL in un periodo d’incremento particolare della spesa, una delle maggiori cause della crescita del debito pubblico in Italia, da un livello di normalità a un livello patologico.

 

Ezio fu per una linea saggiamente gradualista e, avendole studiate a fondo, aveva un certo scetticismo sull’applicabilità delle imposte personali progressive globali sul reddito delle persone fisiche, anche per i problemi di coordinamento con la tassazione dei redditi delle società”.
Il 27 dicembre 1954 Il presidente del consiglio Scelba ha un incontro con l’ambasciatrice degli Stati Uniti, signora Luce, durante il quale le confida i suoi dubbi circa la possibilità che il Piano Vanoni possa risolvere le difficoltà dell’Italia in materia economica. Per Scelba la situazione politica si sta aggravando e, anche in vista delle elezioni in Sicilia, è necessario annunciare un piano che risolva i problemi economici. In precedenza, essendo pendente il problema di Trieste, non è stato possibile intraprendere delle azioni efficaci contro il comunismo, ma ora che il governo si è rafforzato, si può perseguire un serio programma anche se permangono alcune difficoltà, come la forza del PCI e il clima politico sfavorevole.
Riguardo a questo Scelba afferma: “Se potessi assicurare un impiego a ciascuno e stabilire che solo il partito comunista impedisce la realizzazione di tale piano, poi potrei attaccare il PCI su una base completa“. Quando l’ambasciatrice gli fa presente che, se non ci fosse un piano Vanoni, sarebbe necessario presentare al Congresso un piano Scelba, il primo ministro chiede nuovamente che sia inviato un esperto economico americano onde elaborare un progetto, non vago e incomprensibile come quello di Vanoni, ma preciso e da definire solo con le più alte autorità americane.


Nel 1952, la nuova amministrazione repubblicana degli Stati Uniti aveva deciso di intraprendere una vera e propria guerra santa contro i comunisti, e in Italia, come interprete di tale politica, il presidente Eisenhower inviò una sua cara amica, la signora Clare Boothe Luce, di cui Cyrus Sulzberger, un influente giornalista americano, aveva scritto: “la più incredibile arroganza e la più assurda e intransigente sicurezza di sé che mi sia capitato di incontrare”.
Fu mandata in un paese dove esisteva il più grande partito comunista operante in una nazione occidentale, e per quasi quattro anni il suo unico obiettivo fu sconfiggere il comunismo. Alla fine della sua missione, dopo che la minaccia sembrava essere stata definitivamente debellata, scrisse al segretario di Stato John Foster Dulles che senza l’appoggio e la guida americana l’Italia non avrebbe raggiunto tale risultato. La ricerca si prefigge essenzialmente l’obiettivo di appurare quale sia stata la politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Italia, in un periodo, che va dalle elezioni politiche del giugno 1953 alle prime avvisaglie di una scissione tra il partito comunista ed il partito socialista, trascurato dalla nostra storiografia, che approfondisce invece gli anni dell’immediato dopoguerra e del centrosinistra.
Il lavoro si propone di verificare quale fosse il motivo determinante dell’interessamento degli Stati Uniti ad un paese che aveva scarso peso internazionale e non si era ancora risollevato dai disastri della guerra e proprio perché ad una donna fu affidata una tale difficile missione, in un’epoca in cui l’elemento femminile non era preso in grande considerazione nel mondo politico-diplomatico.