La bonifica delle aree Papigno e Gruber è un miraggio, perdere la nostra storia quasi una certezza.
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Con lo stop imposto il Comune per procedere alla bonifica dovrà spendere più soldi, ma sarebbero preservate strutture di rilevante interesse storico, sicuramente patrimonio di noi tutti. Certo che per procedere alla bonifica bisogna mettere in sicurezza i capannoni, poiché dal 2002 le condizioni strutturali sono notevolmente deteriorate. L’ARPA ha fatto sapere che è stato approvato il piano per la bonifica dell’ex discarica di Papigno con la tecnica della fitodepurazione. Nei giorni scorsi il Comune ha approvato una spesa di poco più di 30.000 euro per la bonifica, cifra che per ora servirà solo per l’eliminazione delle erbacce presenti. Rimane ancora un’ipotesi, il tanto declamato progetto della fitodepurazione, consistente nella messa a dimora di piante, che per mezzo delle radici aspirano le sostanze nel sottosuolo depurandolo. La passata amministrazione stanziò con una delibera del 16 aprile 2009, 86.000 euro, stipulando una convenzione con ARPA, Istituto Agroambientale del Consiglio di Stato e Dipartimento delle Scienze dell’ambiente dell’Università della Tuscia, motivandola con la necessità di progettare degli interventi di bonifica dei suoli e della falda dell’ex discarica di Papigno e del Lanificio Gruber.  Oggi, visti solo i 30.000 euro a disposizione e la dura realtà del bilancio municipale, la realizzazione della bonifica appare sempre più un miraggio, con conseguente deterioramento delle strutture, che se non saranno messe in sicurezza non servirà l’abbattimento, perché presto cadranno da sole. A quasi 10 anni il piano attuativo di bonifica è ancora un miraggio, mentre pare profilarsi la certezza di perdere altre importanti testimonianze della nostra storia, come la SIRI e lo Iutificio Centurini.

 

Vedi anche Stabilimento elettrochimico di Papigno