La politica si fondi sull’etica
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(Articolo pubblicato in: La Discussione, 15/03/2006)

Quanta pazienza devono ancora avere coloro che amano e rispettano la politica o hanno fatto di essa una missione, commensali di pietra di un caravanserraglio elettorale imperniato di spettacolarizzazione, una sorta di Grande Fratello della competizione politica, nel quale vige una sola regola, estromettere l’altro, anche se appartiene alla tua stessa coalizione. Sembrano tutti avere confuso la politica con la saga di Highlander.
La vittima più recente è stato l’ex ministro Calderoli, il quale, per quanto io non sia mai riuscito ad apprezzare gli esercizi di pensiero minimo della Lega, questa volta aveva ragione, ha rivendicato un diritto che nell’occidente democratico e cristiano ci siamo guadagnati con il sangue e con millenni di evoluzione culturale, il diritto alla satira e all’umorismo. Poco importa a questo punto che il gesto abbia urtato la suscettibilità fanatica altrui, la notizia vera è che l’uscita del ministro Pierino Calderoli ha rappresentato il momento più alto di una figurazione politica inespressiva e insignificante, nella quale si parla dell’altezza di Berlusconi o della larghezza di Prodi. Poco importa addirittura la vittoria di Prodi o Berlusconi, in ogni caso con pochi voti di scarto, per comporre , comunque vada, un governo dalla improbabile aspettativa di vita.
Non è questo il fine per il quale i padri costituenti avevano pensato l’istituto elettorale, che in regime democratico vero ha lo scopo di sottoporre alla espressione della volontà popolare i programmi politici dei partiti e delle coalizioni.
Sui programmi gli schieramenti si confrontano poco, addirittura a volte i pensierini dell’Unione sembrano di destra, mentre quelli della Casa delle Libertà paiono di sinistra, in una sorta di confusio linguarum che richiederebbe l’aiuto delle famose categorie di Giorgio Gaber.
La soluzione potrebbe essere un deferimento dei principali leader politici alla Corte Internazionale dell’Aia, per sterminio sistematico della speranza, una contestazione presso un tribunale civile per illecito esercizio della professione teatrale, sperando che i giudici vogliano essere massimamente inclementi.
Occorre guardare al futuro della politica italiana ed europea con la speranza e la pazienza verso cui ci esorta Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica Deus Caritas Est, del 25 dicembre 2005.
Siamo in moltissimi, in operosa attesa che si torni a fare politica, come fu possibile fondare la Democrazia Cristiana contro il Fascismo o Solidarnosh contro il regime comunista polacco, così potremmo misurarci presto nella preparazione di un grande partito popolare europeo, di ispirazione cristiana, fondato su forti valori etici e democratici, contro ogni tipo di deriva neoliberista e contro ogni fondamentalismo fanatico. Occorrerà rivendicare con decisione un ritorno all’economia sociale di mercato, la terza via tra liberismo senza freni di marca anglosassone e socialismo, tanto cara a Fanfani , Jacques Maritain e John Kennedy, che caratterizzò la Democrazia Cristiana arricchendola di principi di etica sociale.
Sicuramente questo sarà un duro incarico ma fondamentale, come sottolinea Benedetto XVI, “
che ogni generazione deve nuovamente affrontare”, in quantoil giusto ordine della società e dello Stato è compito della politica. Uno Stato che non fosse fatto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri”. Il Papa nella sua enciclica pone l’accento sulla missione dei fedeli laici, che come cittadini dello Stato sono chiamati a partecipare alla vita pubblica, sotto ogni aspetto “al fine di promuovere il bene comune”. Lo stesso Giovanni Paolo II nella enciclica UT Unum Sint aveva sottolineato la necessità di una voce comune dei cristiani e di un loro impegno per il rispetto dei diritti e dei bisogni degli uomini, per la costituzione di uno stato che sappia evitare derive di accentramento in un delirio di burocrazia, privilegiando quelle iniziative che essendo rivolte agli uomini sono più vicine ad essi, trasformando la democrazia da semplice enunciazione in principio applicato.
Romolo Murri scriveva nel 1945 che la democrazia cristiana fa del popolo un oggetto di attività benefica, secondo i principi introdotti in embrione da Pio X in 19 brevi canoni, nel motu proprio del 18 dicembre 1904.
Se non si avrà il coraggio di tornare ai valori che furono ispiratori della Democrazia Cristiana e degli altri grandi partiti fondatori dell’Italia repubblicana si corre il rischio di far regredire l’uomo a semplice strumento di ideologie assolutiste. Sarebbe più corretto e realistico dire che già adesso l’uomo non è più al centro degli interessi di certa politica, nemmeno di certa sinistra.
Continuo a rimanere allibito quando ascolto i leader dei due schieramenti dire che il mercato chiede questo o il mercato ci impone quell’altro. Ma cari Amici, questo modo di fare politica non ci assicura un futuro sereno e non lo assicura nemmeno ai nostri figli (Nda. nell’eventualità fortunata che potremo ancora permetterci di mettere su famiglia).

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