L’Europa nella morsa tra Russia e NATO
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(Danilo Stentella, L’Indro, 12.9.2022) Speculazione, sanzioni boomerang, incredibile crisi delle materie prime energetiche, stanno portando all’annientamento dell’Europa. L’Unione Europea, schiacciata da una paziente manovra a tenaglia su ben quattro fronti, da ovest dagli USA, da est dalla Russia, da nord dal Regno Unito, da sud da una eterogenea colazione che ne ha minato i rapporti con l’Africa

Parafrasando, straziandola, la poesia Soldati, di Giuseppe Ungaretti, con l’ironia che possiamo ancora permetterci con una certa profusione, perché non è un bene di importazione da un paese in guerra con la Russia o sotto minaccia cinese, potremmo dire che “si sta come i Borbone con i Savoia alle porte”, letteralmente. Più precisamente, ritengo che tutta l’Europa e l’Italia in particolare stiano vivendo una circostanza analoga a quella che determinò la fine del Regno di Francesco II Di Borbone. Il monarca mal riponendo la sua fiducia negli inglesi, un tempo suoi alleati e protettori contro Napoleone, e in tutta una pletora di traditori interni, dei quali fu emblematica la figura del ministro dell’interno, Liborio Romano, massone, complice di Garibaldi, lasciò la capitale, Napoli, senza opporre resistenza, né più né meno di quanto hanno fatto i grandi statisti della cosiddetta Prima Repubblica, lasciando il primo, Francesco, la nazione al saccheggio dei Savoia, i secondi allo sciacallaggio delle multinazionali, che fu più elegantemente definito privatizzazioni.

Premesso che la posizione russa nella questione della aggressione all’Ucraina è e resta indifendibile, sotto ogni prospettiva, e che anche sotto un profilo puramente strategico dubito sia stata la scelta migliore, restano da definirne gli effetti geopolitici. In Ucraina stanno morendo, come accade nella guerra, aggrediti e aggressori, militari e civili, ma si sono manifestati effetti inattesi in tutto il mondo, provocati non soltanto dalle ripercussioni indirette del conflitto, ma soprattutto dalle speculazioni.

Tuttavia c’è un equivoco che col passare dei mesi mi tormenta, è la conta esatta delle vittime della sequenza di azioni e reazioni connesse al conflitto. Perché ormai sarà evidente a molti che l’Europa sta subendo l’ennesimo contraccolpo da questa guerra, che purtroppo ha contribuito a provocare con la sua appartenenza a quella NATO che si è spinta con troppa confidenza verso l’orso russo, assecondando non so quanto inconsapevolmente quel sopito desiderio degli USA di fare un’altra grossa guerra su un territorio che non sia l’America settentrionale. Sarà mica un malcelato desiderio di eliminare dalla carta geografica e dalla storia il cuore culturale della civiltà occidentale, l’Europa? Questo sospetto mi è passato per la testa quando la grande finanza internazionale ha colpito e affondato il cuore di quella cultura millenaria europea, la Grecia, la quale insensatamente aveva aderito a una Unione Europea, a cui aveva regalato il nome Εὐρώπη (Eurpē), rivelatasi poi nel 2009 per quello che era realmente, la megera cannibale di Gretel e Hansel.

E così le sanzioni internazionali hanno messo in ginocchio la Russia, ci raccontano la maggior parte dei media nella lezione quotidiana di rieducazione (перевоспитание) di questo gulag diffuso, in versione occidentale. In realtà speculazione, sanzioni boomerang, una incredibile crisi delle materie prime, specialmente energetiche, stanno completando l’annientamento dell’Europa. L’operazione era iniziato anni fa con l’innesco di una serie di guerre, chiamate “primavere arabe”, riproposizione in chiave contemporanea del vecchio trucchetto di Lawrence D’Arabia, proprio in quelle aree del Maghreb e del medio oriente dove si trovano i migliori giacimenti di combustibili fossili gestiti anche da compagnie europee. Nel 2011 la pacifica NATO ha distrutto la Libia, attaccando arbitrariamente quello stato sovrano, altri hanno creato Al Qaeda e ISIS, con tanto di video real time di decapitazioni e altre specialità della casa, rigorosamente in alta definizione, rigorosamente in stile hollywoodiano.

Conseguenza, gli Stati europei, letteralmente alla canna del gas, scimmiottando quella singolare iniziativa del regime fascista che passò sotto il nome di Oro alla Patria, ci chiedono il sacrificio di abbassare diligentemente di qualche grado i termostati il prossimo inverno e di pagare il gas metano a prezzo multiplo di quello di mercato dello scorso anno. Sarebbe costato meno regalare le fedi all’erario. Come bravi balilla, indottrinati a non discutere le scelte del regime, a non disturbare il conduttore, che intanto ci porta sempre più rapidamente verso il baratro, obbediremo romanamente, senza un lamento.

In questo paradossale show, di evidente pressappochismo diplomatico internazionale e di liberalizzazione selvaggia dei prezzi di questo o quel bene, mi torna però in mente che almeno l’Italia potrebbe stare in una botte di ferro per quanto riguarda la disponibilità di gas a un prezzo decente.  Infatti l’ENI, le cui azioni sono fortunosamente ancora in mano pubblica per il 30,1%, nonostante le scellerate privatizzazioni, è proprietaria del 50% del giacimento Zohr, il più grande giacimento di gas del Mediterraneo, di recente a largo di Cipro ha scoperto un altro enorme giacimento della capacità di circa 2,3 trilioni di piedi cubi di gas, mentre ha scoperto nuovi ingenti giacimenti di petrolio e gas in Algeria, in partenariato con il gruppo algerino Sonatrach[1]. Sempre in Algeria ENI ha acquistato da BP due importanti concessioni per l’estrazione di gas[2]. E invece, stando a quanto ha pubblicato un importante quotidiano economico asiatico, l’Europa continuerebbe ad acquistare ingenti quantità di gas russo, ma dalla Cina, naturalmente con un sovrapprezzo[3], e dagli USA, che ci portano un prodotto molto più costoso di quello russo e molto più inquinante. Anche la transizione ecologica può attendere.

E ancora, per deteriorare ulteriormente la già gravissima situazione economica europea si va profilando la sospensione di un accordo del 2007 che consente ai cittadini russi di ottenere il visto di ingresso nei paesi dell’Unione Europea con una procedura semplificata. Immagino le manifestazioni di patriottica soddisfazione, per dire, degli albergatori ischitani, costretti ogni anno a sopportare l’arrivo di ricchi e spendaccioni cosacchi che abbeverano i cavalli nelle loro fontane termali.

Tutte queste iniziative disorganiche non potranno che provocare una ulteriore disgregazione del già fragile tessuto dell’Unione Europea, ormai schiacciata da una paziente manovra a tenaglia su ben quattro fronti, da ovest dagli USA, da est dalla Russia, da nord dal Regno Unito, da sud da una eterogenea colazione che ne ha minato i rapporti con l’Africa, in questo caso a vantaggio anche della Cina.

Ma il peggio di se lo stanno dando le bulimiche banche centrali, che vanno in rapida successione aumentando i tassi di interesse, provvedimento che si renderebbe necessario in caso di inflazione originata da un aumento della domanda aggregata di beni e servizi, mentre la fortissima ondata inflattiva che sta attanagliando le economie è dovuta prevalentemente all’aumento dei prezzi di alcune materie prime, energetiche in testa, causata da una spirale speculativa. Se un provvedimento del genere, in un contesto simile, fosse sostenuto in sede d’esame da uno studente di macroeconomia questo sarebbe immediatamente bocciato, e caldamente invitato a studiare di più. Siccome difficilmente c’è fine al peggio, proprio l’aumento dei tassi di interesse trasmetterà i suoi effetti negativi nella catena del aggravamento dello stock di debito pubblico italiano, a causa dell’aumento degli interessi che lo Stato dovrà garantire per i titoli di nuova emissione, man mano che i vecchi andranno in scadenza. Entro il 2027 scadranno titoli del debito pubblico per un valore nominale di 892 miliardi di euro, con un aggravio di spesa per interessi stimato in almeno 39,4 miliardi[4].


[1] Cfr., Angelo Zoppo, Eni, nuove scoperte di petrolio e gas in Algeria, in Milano Finanza, 25.7.2022, in https://www.milanofinanza.it/news/eni-nuove-scoperte-di-petrolio-e-gas-in-algeria-202207251717147007

[2] Cfr., Paola Valentini, Gas, Eni più forte in Algeria. Il gruppo compra altri due giacimenti in Nord Africa, in Milano Finanza, 7.9.2022, https://www.milanofinanza.it/news/gas-eni-piu-forte-in-algeria-il-gruppo-compra-altri-due-giacimenti-in-nord-africa-202209071138049033?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

[3] Cfr., Misa Hama, China throws Europe an energy lifeline with LNG resales. Surplus gas eases Russia’s stranglehold, but gives Beijing outsize influence, in Nikkei Asia, 24.8.2022.

[4]Cfr., Salvatore Liaci, L’impatto di un rialzo dei tassi sulla spesa per interessi, in Osservatorio Conti Pubblici Italiani, 29.4.2022, https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-l-impatto-di-un-rialzo-dei-tassi-sulla-spesa-per-interessi