Mario Cingolani
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Mario Cingolani nasce a Roma il 2 agosto 1883. Si laurea in Chimica all’Università di Roma. Nella prima parte della sua vita svolge prevalentemente attività professionale e fonda il Laboratorio del restauro. Agli inizi del ‘900 è attivissimo all’interno della Gioventù Cattolica ma soprattutto nel primo
movimento democristiano. Nel 1904 è segretario della Lega Cattolica del Lavoro e svolge un’intensa opera organizzativa e propagandistica nel Lazio, Umbria e Marche, collaborando ai giornali romani Cultura del popolo, Il domani d’Italia, La difesa del popolo, Il corriere d’Italia, insieme all’Italia nuova di Ancona di cui è uno dei fondatori.
Dopo il 1905 si distacca dall’esperienza murriana e diviene uno dei principali dirigenti della Federazione romana della Gioventù Cattolica e poi presidente della Giunta diocesana. Fautore dell’organizzazione economico-sociale e professionale si batte contro i “connubi clerico-moderati”. Nel 1914 è aggregato, con Sturzo e Grosoli, nel consiglio direttivo dell’Azione Cattolica e nominato vicepresidente dell’Unione Popolare. Nel 1915 è tra i componenti della Commissione dell’Unione per il Mezzogiorno e nel 1916 fonda a Roma i primi reparti di scout cattolici. Nonostante non sia interventista partecipa alla prima guerra mondiale e sostiene la necessità che i cattolici assumano le proprie responsabilità in vista di una loro più rivelante presenza nella vita nazionale.
Nel novembre-dicembre 1918 è tra i promotori del Partito Popolare Italiano e partecipa alla “piccola costituente”. E’ deputato nel 1921 e nel 1924. Sottosegretario al Lavoro nei due ministeri Facta e in vista del Congresso di Torino (aprile 1923) assume un atteggiamento possibilista riguardo al fascismo e nella successiva vicenda della “legge Acerbo” assume il difficile compito di mediare con la destra del partito, per evitarne la scissione. Membro del direttorio del gruppo durante l’Aventino è dichiarato decaduto dal mandato parlamentare nel novembre 1926.
Durante il fascismo esercita l’attività di assicuratore e di imprenditore agricolo, insieme con la moglie, ma mantiene contatti con i vecchi compagni. Insieme a Meda, Spataro, Gronchi, Giordani e Jacini è uno degli amici popolari che aiutano De Gasperi subito dopo la sua scarcerazione nel luglio del 1928.
Egli stesso scrive nell’ottobre del 1928 a Mons. Endrici dicendo che considera “favorevole il momento per tentare qualcosa onde sottrarlo alla disoccupazione a all’avvilimento” e chiede allo stesso Endrici di intervenire per una possibile occupazione alla Biblioteca Vaticana o presso l’Archivio Vaticano. Numerosi vescovi invitano Cingolani a tenere conferenze ai giovani delle loro diocesi finché i fascisti diffidano chiunque dall’organizzare iniziative pubbliche con la sua presenza. Come
cavaliere dell’Ordine di Malta tra il 1940 e il 1943 svolge attività ospedaliera sia a Roma sia al seguito delle truppe italiane in Russia e partecipa a missioni a favore di civili ed ecclesiastici polacchi che gli costano il deferimento al tribunale di guerra tedesco. Partecipa alla formazione della DC e nel 1943 è uno dei più assidui collaboratori di De Gasperi nel corso dei lavori della Commissione Centrale provvisoria. Fa parte della direzione fin dal 1956 e del Consiglio Nazionale quasi ininterrottamente dal 1944 alla sua morte.
Nominato nel 1945 alla Consulta, è eletto nel 1946 nel collegio di Perugia. Nel 1948 è senatore di diritto e presiede il gruppo parlamentare della DC. Nel periodo 1954-1958 è presidente del Senato. Dal 1946 al 1960 è consigliere al Comune di Roma. Ministro dell’aeronautica nel II ministero De Gasperi (luglio 1946-gennaio 1947) e della difesa nel IV ministero De Gasperi (luglio-dicembre 1947).
Nel 1945 rappresenta l’Italia alla Commissione internazionale del lavoro a Parigi e poi alla Conferenza Intrnazionale del Lavoro a San Francisco. E’ infine membro delle assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa e della CECA. Muore a Roma nel 1971.