Paolo Emilio Taviani
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Paolo Emilio Taviani nasce a Genova il 6 novembre 1912. Si iscrive all’università del capoluogo ligure ove consegue quattro lauree, in Scienze Economiche, Giurisprudenza, Scienze sociali e Filosofia. Avviatosi alla carriera universitaria è chiamato ad insegnare Storia delle Dottrine Economiche presso lo stesso ateneo genovese.
Oltre agli studi di storia delle dottrine economiche ha dedicato studi e ricerche alla figura di Critoforo Colombo, lasciando importanti opere sull’argomento Dal 1931 al 1934 è presidente della FUCI, l’organizzazione degli universitari cattolici. Per le sue posizioni antifasciste, nel ’43 è posto al confino di polizia. Nell’estate di quell’anno, organizza a Genova la fusione tra i Cristiano Sociali e i superstiti del Partito Popolare.
E’ tra i fondatori del CLN di Genova, durante l’occupazione tedesca, e rappresenta le formazioni cattoliche nella resistenza. E’ inoltre uno dei tre dirigenti dell’insurrezione della città che costringe alla resa un intero corpo d’armata nazista, prima dell’arrivo degli alleati. Il racconto di quelle giornate dell’aprile del ’45 è contenuto nel suo libro “Breve storia dell’insurrezione di Genova“.
Alla fine della guerra è tra i fondatori della Democrazia Cristiana. Eletto alla Costituente nel 1946, da quel momento è sempre stato presente in Parlamento. Della DC Taviani è prima vice segretario, dal ’46 al ’48, e poi segretario nazionale, dal ’48 al ’50. Dal giugno del 1950 rappresenta l’Italia ai lavori per la stipula del Piano Schuman.
Arriva al governo nel luglio del 1951, come diretto collaboratore di Alcide De Gasperi, che lo nomina suo sottosegretario agli Esteri. Per cinque anni, dal ’53 al ’58, ha la responsabilità del dicastero della Difesa. E’ poi Ministro delle Finanze, dal ’59 al ’60, del Tesoro, dal ’60 al ’62, dell’Interno, dal ’62 al ’68, del Mezzogiorno, dal ’68 al ’72, del Bilancio, dal ’72 al ’73, e, infine, di nuovo dell’Interno, dal ’73 al ’74.
Taviani in seno al partito è tra i maggiori esponenti del gruppo di Iniziativa Democratica, che all’inizio degli anni cinquanta raccoglie l’eredità del dossettismo e si propone come forza egemone in seno al partito, prima dell’avvento del gruppo doroteo nel 1959. Di fronte alla svolta del centrosinistra promuove la componente dei cosiddetti “pontieri“, con l’obiettivo di gettare un ponte fra il centro del partito e le sue componenti di sinistra.
I suoi anni al Ministero dell’Interno, dal ’62 al ’68, lo trovano a dover fronteggiare gravi emergenze di ordine pubblico legate all’esplodere della contestazione. L’istituzione delle Regioni, nel ’68, è uno dei suoi successi politici. Finita l’esperienza di governo, Taviani a partire dal 1976 entra in ove viene nominato vice presidente dell’Assemblea.
Nel 1991, il presidente della Repubblica Cossiga lo nomina senatore a vita. L’ultima apparizione pubblica di Taviani risale al 30 aprile 2001, quando presiede la prima seduta dell’Assemblea di Palazzo Madama della nuova legislatura. Muore a Roma il 18 giugno 2001.