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(Aldebrano Micheli)

Nel suo lungo cammino lo stabilimento ternano ha conosciuto periodi difficili come quando, nei due dopoguerra, governi scriteriati avrebbero voluto chiuderla; il superamento di questi ostacoli è costato sacrificio, abnegazione e, purtroppo, anche qualche vittima. Oggi ci risiamo, la situazione corrente della ex Règia fabbrica d’Armi di Terni è un po’ inquietante, l’età media delle maestranze è di 56 anni, l’ultimo corso allievi operai è del 1985, quando furono assunti 16 operai, il personale va in quiescenza per limiti di età e non viene sostituito. Si perde know how, come si dice oggi, cioè conoscenza, e questo è gravissimo. Di questo passo, in pochissimi anni, l’opificio chiuderà per inedia. Lo stabilimento Ternano, unico nel suo genere dell’area industriale della difesa, tratta materiale di armamento per le FF. AA. e i Corpi Armati dello Stato. In realtà, questo materiale è un sottoprodotto di quello che è il vero prodotto di questo stabilimento, un prodotto strategico, di importanza vitale per il popolo italiano, un prodotto per il quale è semplicemente insensato, irresponsabile ed oserei dire da traditori il solo pensare di poterlo affidare in toto all’industria privata, o, peggio ancora, ad industrie straniere; questo prodotto è la sicurezza della Patria.

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