La Giustizia è una cosa assai seria, non è spettacolo, immagino che tanti funzionari ministeriali siano stanchi per primi del fatto che il loro lavoro finisca sul piccolo schermo come un varietà qualsiasi mentre loro, ormai costretti ad acquistare persino la cancelleria a spese proprie, sono oberati da una massa incredibile di lavoro, con straordinari non pagati, dati i tagli di ogni tipo cui è sottoposto il ministero in questione, sull’onda di un populismo distruttivo che ricorda tanto quello che portò all’annientamento dell’IRI negli anni Ottanta del Novecento. Vorrei che la televisione di Stato tornasse a produrre nel nome della qualità, abbandonando il confronto con la tv commerciale che altro esito ha avuto se non quello di depauperare il livello delle trasmissioni. Anche pochi minuti servivano per informarsi, per avere opportunità culturali, per crescere. I protagonisti della cronaca nera non sono e soprattutto non devono divenire modelli di riferimento, l’exemplum o più semplicemente l’ispirazione per la propria vita va cercato altrove, non in un criminale. Non sarà che, con le menti ormai intorpidite dalla cronaca nera, non riusciremo più a pensare ai problemi veri, come la crisi economica?
Spegnere la TV
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La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.