In questa settimana la questione dovrebbe essere affrontata dal Consiglio dei Ministri, anche se sembra impossibile possibile una richiesta di stato di crisi. Al Ministero delle Politiche Agricole è stato richiesto da parte delle associazioni di categoria,l’apertura di un tavolo straordinario, con il fine di monitorare il fenomeno e un coordinamento tecnico e risarcitorio e un adeguato programma di ricerca. Già il Ministero a febbraio con apposito decreto ha dato avvio da parte di alcune regioni al risarcimento danni,ma oggi vista la vastità del problema c’è bisogno di un’azione più coordinata e decisa. La batteriosi ha già distrutto la varietà dei Kiwi a polpa gialla, varietà di maggior pregio, e sta colpendo quella a polpa verde con danno fino al 30%. Il nostro paese è il secondo paese al mondo produttore di Kiwi, e questa coltivazione rappresenta il 10% della frutticoltura. Preoccupazione è stata esternata dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio in quanto nel territorio regionale si il 35 5 della produzione italiana dove con una disponibilità di 1 milione di Euro si è dato inizio ad piano di indennizzo. Nel nostro paese vengono prodotte 500 mila tonnellate di tale frutto con fatturato di circa 10 miliardi di Euro,l’estensione delle coltivazioni è pari a circa 29 mila ettari di terreno. Gli agricoltori non possono subire ulteriori perdite economiche.
Un Cancro distrugge le piante di Kiwi è allarme tra gli agricoltori
La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.