Una società privata sta preparando il programma del prossimo governo?
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Infatti la BCE è una banca privata, come la Banca d’Italia (quest’ultima privatizzata in violazione dell’articolo 3 del suo stesso statuto che “In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici“), con sede a Francoforte, partecipata anche da banche centrali di Stati come Svezia e Regno Unito, con divisa nazionale non legata all’Euro, e Danimarca, Stato membro con divisa nazionale legata all’Euro, che secondo quanto previsto dall’art. 107 del Trattato di Maastricht è sottratta ad ogni controllo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea[1]. Quindi all’interno della BCE vi sono anche banche centrali di Paesi che pur non avendo adottato l’Euro come moneta possono influire nella politica monetaria dei paesi dell’Euro. La BCE esercita una funzione sovrana e strategica come la politica monetaria che di fatto risulta delegata a un soggetto diverso dallo Stato, apparentemente in violazione degli articoli 1 e 11 della Costituzione italiana[2].

Come può essere successo che l’Italia e altri Stati membri abbiano delegato ad un organismo privato una funzione importantissima come la politica monetaria, per giunta in violazione di un preciso dettato costituzionale? La violazione dell’articolo 1 della Costituzione italiana risiede nel fatto che lo Stato, in quanto rappresentante del popolo, dovrebbe agire in nome e per conto di questo (V. Crisafulli), tale rappresentatività è connessa alla esistenza di un interesse generale (T. Martines, 2000). Ma, tale rappresentanza è stata ceduta, proprio come se un cittadino avesse affidato in amministrazione una sua proprietà ad un professionista che successivamente l’avesse alienata senza l’autorizzazione del legittimo proprietario. Lo Stato, delegato dal popolo all’esercizio della funzione sovrana di politica monetaria, l’ha ceduta a soggetti diversi dallo Stato, prima alla Banca D’Italia, di proprietà al 95% di privati, poi alla BCE. Nel secondo caso lo Stato ha violato anche l’art. 11 della Costituzione, il quale consente limitazioni, non cessioni, della sovranità nazionale solo in favore di altri Stati, e la BCE non è uno Stato, né organo di altri Stati. L’art. 11 prevede tale limitazione ai soli fini di assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni, mentre il fine della BCE non è il mantenimento della pace e della giustizia fra le nazioni, ma quello, come avviene per tutte le società private, di generare utili d’esercizio, oltre che di stabilire una politica monetaria. Oltretutto la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità, le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie.

Ai responsabili di questa cessione di sovranità monetaria, prima alla Banca d’Italia, poi alla BCE potevano essere contestati i reati di cui agli articoli 241 del codice penale (Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo) e 283 del codice penale (Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni). I politici della Seconda Repubblica hanno infatti ceduto un potere indipendente e sovrano a società private, nel caso della BCE anche ad uno Stato estero, godendo questa di estraterritorialità. Ma questi politici con la legge n. 85/2006, “Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione”, hanno prudentemente modificato proprio gli articoli 241, 283 e 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali). Con questa modifica i reati previsti da questi tre articoli sono divenuti punibili se compiuti con atti violenti, non sono invece più punibili se si attenta alla Costituzione abusando di un potere pubblico.

In conclusione si può immaginare che ormai i programmi dei governi nazionali sono scritti dai poteri finanziari, e che a questo punto l’interesse collettivo sembra abbondantemente surclassato dalle necessità dei mercati e della grande finanza.

Il gioco si sta facendo sempre più pericoloso, il dopo Berlusconi rischia di diventare un campo minato, e non credo che il popolo sovrano si lascerà fare proprio di tutto, chi toccherà ancora lo Stato sociale, in particolare pensioni, istruzione e sanità, prenderà il rischio di accendere la miccia di una polveriera. Mi chiedo solo dove siano quelle elite di intellettuali che storicamente hanno sempre mosso i grandi cambiamenti epocali, dalla rivoluzione francese al Risorgimento. Dove sono quegli studenti universitari, quegli scrittori, quegli artisti, quei filosofi che generosamente hanno sempre guidato la risurrezione, spesso dalle barricate? Cari signori della politica e della finanza, rischiate di rimpiangere le monetine che furono tirate a Bettino Craxi.



[1] Trattato di Maastricht, articolo 107: “Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti”.

[2] Art. 1: “… La sovranità appartiene al popolo,che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Art. 11: “L’Italia … consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Quindi, l’art. 11 permette limitazioni della sovranità nazionale, non cessioni, al solo fine di assicurare “la pace e la giustizia tra le nazioni”, che non è il fine perseguito dalla BCE.