150 ANNI. Scuola cemento unità
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I centocinquant’anni dell’unità nazionale visti con gli occhi della scuola raccontano le facce, le intelligenze e le capacità che hanno fatto grande l’Italia. Non è una lettura di nicchia ma la cornice su cui poggiano i pilastri dell’identità, della democrazia e dello sviluppo. La scuola ha “costruito” l’Italia, ha permesso la mobilità sociale a milioni di persone. L’Italia è la scuola italiana. Dal boom economico al riscatto sociale, dalla stagnazione al declino. Ma la scuola può essere ancora leva del rilancio? Può essere nuovo volano di “orgoglio” nazionale” e chiave per interpretare i cambiamenti che viviamo? Ne hanno parlato ieri, a Roma, sociologi, politici, giuristi ed economisti all’iniziativa promossa dalla Cisl Scuola per celebrare i 150 anni e capire cosa fare per il rilancio del paese. “Dobbiamo ritrovare le ragioni identitarie e collettive che ci hanno guidato fino a qui – ha detto Giuliano Amato, presidente del Comitato garanti per le celebrazioni -. E’ necessario un nuovo risorgimento culturale per affrontare le sfide su cui l’Italia è in ritardo”. Oggi la sfida è l’innalzamento degli standard cognitivi e di apprendimento senza i quali è impossibile competere come sistema paese nella società globalizzata. “C’è da lavorare – ha detto il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini – ma dati incoraggianti si intravedono come confermano i dati Ocse-Pisa sugli apprendimenti”. Ma i dati del ritardo italiano sul fronte delle competenze rimangono e li ha snocciolati Ignazio Visco, vicedirettore generale della Banca d’Italia che ha rimarcato “l’esigenza di una strategia economica e di investimento sul capitale umano che va oltre il ruolo che la scuola da sola può svolgere”. Sono troppo diverse, del resto, le condizioni in cui la scuola operava all’indomani dell’unità, nel dopoguerra o negli anni Settanta. Troppo diversi i meccanismi e la rapidità delle trasformazioni di oggi rispetto al passato. “Gli insegnanti, oggi, si trovano nel cuneo tra identità e dispersione – ha spiegato Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica – tutto è più difficile da governare”. Eppure, la scuola, se sostenuta, può essere ancora motore di innovazione e cinghia di trasmissione ma “bisogna investire”, come ha sottolineato Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola. L’azione sindacale e la strategia del dialogo pagano. Lo dimostrano i risultati raggiunti con le oltre 80 mila assunzioni ottenute in due anni. “La sfida riguarda tutti – ha concluso Raffaele Bonanni – perché oggi la scuola è ancora lontana dal mondo del lavoro e dalla richiesta di figure professionali che servono al nostro paese per rimanere competitivo e unito nell’orgoglio di una solida identità nazionale”.

 

Ignazio Visco (Vice Direttore Generale della Banca d’Italia), Scuola e conoscenze per lo sviluppo