4 Novembre, una vittoria da dimenticare
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4 novembre

(Generale B. Ris. Aldebrano Micheli)

La scorsa domenica è stato ricordato il 4 Novembre; io non me ne sono accorto. Il 4 novembre del 1918 dopo 41 mesi di aspri combattimenti ed indicibili sofferenze, segnò la fine, sul fronte italiano, di una terribile guerra che vide cadere 651.000 soldati e 589.000 civili moltissimi dei quali giovani e giovanissimi. Coloro che poterono riabbracciare i propri cari erano riusciti a sopravvivere ai rigidi inverni nelle trincee dove scarso era il cibo e pessime le condizioni igieniche. Fu una guerra lunga, dura e devastante;

di quei terribili anni molti giovani hanno portato profondi ed invalidanti segni nel loro corpo fino alla fine dei loro giorni. “… i resti di quello che fu uno dei più grandi eserciti della storia, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano orgogliosamente disceso”, così sta scritto nell’ultimo bollettino di guerra siglato dal generale Armando Diaz.

Nel 1919 il 4 di novembre fu dichiarato festa nazionale e come tale ha resistito fino al 1976. Nel 1977 con legge n. 54 del 5 Marzo fu riformato il calendario delle festività nazionali con l’intento di fare economia aumentando i giorni lavorativi. Furono soppresse le seguenti festività:

19 Marzo: San Giuseppe;

14 Maggio: Ascensione;

4 Giugno: Corpus Domini;

29 Giugno: SS Pietro e Paolo;

4 Novembre: Unità Nazionale.

Il 4 Novembre le più alte cariche dello Stato usavano recarsi nei luoghi sacri alla Patria, come Altare della Patria, Cimitero monumentale di Redipuglia, Sacrari vari nel territorio Nazionale, per rendere omaggio al Milite ignoto e ai caduti tutti, il Presidente della Repubblica ed il Ministro della Difesa usavano inviare alle Forze Armate un loro personale messaggio augurale e di riconoscenza; al mattino, in tutte le città sede di reparti Militari, una compagnia di formazione si recava in piazza per la Cerimonia dell’Alzabandiera, le caserme, dove venivano organizzate mostre di armi, mezzi e materiali in dotazione ai vari reparti ed esercitazioni dimostrative, svolte dai militari di leva, venivano aperte al pubblico. In molte città le Bande Militari tenevano concerti nella piazza principale, ai militari di leva era concesso l’ingresso gratis nei cinema e le famiglie che lo desideravano potevano ospitare a pranzo un soldato.

Poi sono arrivate le contestazioni dei cosiddetti movimenti giovanili, soprattutto radicali e di estrema sinistra che organizzavano manifestazioni antimilitariste, chiedevano principalmente il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza. Il governo assecondò queste richieste e il 4 Novembre divenne “festa mobile” celebrata la prima domenica di Novembre, possibilmente in sordina.

Tutti quei morti, quegli invalidi, tutta quella sofferenza, hanno perduto di importanza, nel campionato delle feste nazionali figurano in serie B. In serie A ci sono rimaste:

1 Gennaio: Santa Maria Madre di Dio;

6 Gennaio: Epifania, importantissima per i commercianti;

25 Aprile: Liberazione, dove in sostanza celebriamo una sconfitta;

1 Maggio: Festa del Lavoro, per chi ne ha uno;

2 Giugno: Festa della Repubblica;

15 Agosto: Assunzione di Maria;

1 Novembre: Ognissanti (Ma quanti sono?);

8 Dicembre: Immacolata Concezione di Maria;

25 Dicembre Natale (con genitore 1 e genitore 2 che guardano il bambino riempito di batteri dal fiato di un bue e di un asino);

26 Dicembre: Santo Stefano.

Maria resta ad oggi la più festeggiata.