Circoscrizioni. La riforma spacca il centro
(Da: Il Giornale dell’Umbria, 01/12/2008)
TERNI – La polemica sta nel mezzo. Terreno di scontro, la riforma delle circoscrizioni. L’UDC: “Abbiamo chiesto ed ottenuto una ripartizione territoriale che, per quanto possibile evitasse di frantumare il centro storico in tre cuspidi assurde come furbescamente il progetto a stella di Trivelli pretendeva di fare“. La Dc per l’Autonomia: “La modifica apportata nelle modalità di elezione del presidente delle circoscrizioni non può essere condivisa in quanto è tornare all’antico teatrino dei presidenti a tempo, in quanto l’elezione di essi avverrà in maniera indiretta, cioè da parte dei consiglieri e non più dai cittadini.” Non solo “modalità” elettiva, ma anche ruoli. Perché laddove Enrico Melasecche ed Enzo Bongarzone, esponenti dello Scudo crociato, affermano che: “cercheremo, con determinazione, di costruire un sistema del decentramento efficace, evitando sovrapposizioni di competenze con l’amministrazione centrale, riconoscendo alle nuove circoscrizioni dei poteri decisionali esclusivi capaci di incidere effettivamente sui rispettivi ambiti territoriali“, Vittorio Emanuele Pettorossi, coordinatore comunale della Dc, sostiene invece che “ora si tornerà alla contrattazione tra i partiti per la costruzione di una maggioranza, con la spartizione delle cariche di: presidente, vice e presidenti di commissioni, dove spesso durante una legislatura si hanno più presidenti”. E se per il partito di Rotondi l’Udc in sede.di commissione comunale avrebbe dovuto condividere la battaglia del Pdl, l’Udc ribatte che “piuttosto che chiudersi a riccio e pretendere l’azzeramento di decenni di democrazia a Temi come vorrebbe all’improvviso la destra”, preferisce “ragionare e contribuire a migliorare la riforma in atto“.
Terni. Circoscrizioni. La riforma spacca il centro
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La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.