”Accanto alla rilevata separazione tra sfera privata e pubblica e tra i rispettivi parametri etici – ha spiegato il Segretario generale della Cei – si assiste oggi a un fenomeno opposto, quello di una crescente porosità tra queste due sfere. Sempre più il privato diventa pubblico, come risulta evidente nel caso delle intercettazioni telefoniche e della loro diffusione, negli scandali legati alla sfera affettiva e intima, nella comunicazione dei propri sentimenti su mezzi di comunicazione di massa, nella condivisione di video che riportano la propria vita privata’‘. ”Al tempo stesso – ha aggiunto – il pubblico entra nel privato, con sondaggi che interpellano i singoli su questioni di rilevanza pubblica, e attraverso la rilevazione e la diffusione delle opinioni su radio, televisione e social network”. ”Questa mescolanza di privato e pubblico – ha quindi rilevato Crociata – può portare nella direzione di un’accresciuta presa di coscienza del peso non meramente individuale delle proprie scelte”. Mons. Crociata ha quindi messo in luce il ruolo dei media: ”Proprio i media moderni, capaci di trasformare le abitudini delle persone e le persone stesse, spalancano le porte a un’epoca nuova per l’umanita’ e a una ridefinizione di privato e pubblico. Di questa novita’ che ci sta davanti, di cui comprendiamo solo in parte la portata, e’ doveroso percepire le opportunita’ positive, oltre a denunciarne gli squilibri”.
Una “Crociata” etica
La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.