Assolto Calogero Mannino, dopo 17 anni, una vittima di Tangentopoli
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L’inizio di Tangentopoli

Finalmente il 14 gennaio 2010 è terminato il lunghissimo calvario giudiziario di Calogero Mannino, ex democristiano siciliano, uno dei politici della Prima Repubblica più a lungo inquisiti, la Sesta Sezione Penale della Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex ministro, accusato, 17 anni or sono, di concorso esterno in associazione mafiosa, assolto in appello il 22 ottobre 2008. Ancora pochi giorni fa il Procuratore Generale della Cassazione si era pronunciato per il rigetto del ricorso avanzato dalla Procura di Palermo. La Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso della Procura e ha confermato l’assoluzione di Mannino. La Corte d’Appello di Palermo aveva assolto Mannino motivando che “non erano state acquisite prove certe ne concretamente apprezzabili sul presunto sostegno politico-elettorale che Cosa Nostra avrebbe assicurato all’imputato negli anni ’80”. In quella sentenza venivano ritenute insussistenti le prove che circa presunti rapporti dell’ex ministro nei confronti dei cugini Nino e Ignazio Salvo nel periodo in cui Mannino era stato assessore regionale alle Finanze.
Il calvario di Mannino iniziò nel 1994, con un avviso di garanzia, in breve fu accusato di avere intrattenuto rapporti con la mafia, il 13 febbraio 1995 venne arrestato su ordine di custodia emesso dal GIP di Palermo Alfredo Montalto, per un presunto pericolo di depistaggio. Restò nel carcere di Rebibbia per poco meno di due anni, dove si ammalò gravemente, solo per questo fu scarcerato. Il primo processo fu lunghissimo, 300 udienze, con circa 400 testimoni, 250 dei quali citati dall’accusa. Tra gli addebiti principali contestati dalla Procura c’erano la partecipazione di Mannino alle nozze del boss mafioso Leonardo Caruana, e una cena alla trattoria Mosè, con esponenti di Cosa Nostra. Personaggi dello spessore di Tommaso Buscetta, Gioacchino Pennino, Giovanni Brusca, Angelo Siino e altri lo accusarono di essere uno dei referenti di Cosa nostra siciliana. Il processo di primo grado si concluse con una assoluzione, verdetto ribaltato in appello, nel 2003. In quel secondo procedimento l’accusa si avvalse delle testimonianze di un altro boss pentito, Antonino Giuffrè, e di Salvatore Aragona, imputato nell’inchiesta denominata “talpe alla DDA di Palermo”. Il giudice condannò Mannino a 5 anni e 4 mesi, riconoscendolo colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa fino al 1994. Intanto l’imputato era stato assolto nel processo su tangentopoli.

Mannino ha resistito agli urti in modo ammirevole, è deputato dell’Udc, è titolare di un’azienda agricola a Pantelleria.