Bindo Lancia, con le ali ai piedi negli anni 50
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“Il professore Facchini – Racconta Bindo – mi ha spinto a correre. Per molti anni è stato il mio allenatore. Durante quel periodo ho avuto modo di correre accanto a Wolfango Montanari”.

Sono gli anni in cui la Terni forma la USL, l’attuale CLT. L’unione sportiva dei lavoratori dell’acciaieria che dedicherà un’intera sezione all’atletica. Quello della corsa è il gruppo dei “fantastici quattro”. Tra cui proprio Bindo, anche se lui lavorava alla Montedison.

“Spesso i dirigenti della Terni chiedevano ai colleghi della Montedison di mandarmi agli allenamenti o alle gare. Il permesso non sempre era così facile da ottenere”.

Quello con i dirigenti milanesi è un rapporto difficile fin da subito e nel corso degli anni sarà fatale per la carriera del giovane Bindo.

“Proprio quando ottenni la convocazione in nazionale i dirigenti della Montedison mi misero i bastoni tra le ruote. Non c’è stato verso di darmi un permesso per partire”.

Ma in quegli anni la fortuna di allenarsi, con Paolo Garnero e Giampiero Mattei, accanto a Montanari è l’aspetto che più lo interessa. E proprio Montanari, dopo le belle prove dei giochi di atletica del 1951 e del 1955 dove nel staffetta 4×100 conquista il podio più alto, nel 1956 parte per le Olimpiadi di Melbourne.

L’avventura del professore di educazione fisica dell’Itis di Terni finirà ad un passo dalla finale per via di problemi muscolari. Intanto per Bindo è venuto il momento di darsi allo studio. Cinque anni lontano dalle piste di atletica. Il titolo di studio alla fine è quello di geometra. Quando torna a correre è iniziato il tempo di darsi alle prove master, le gare riservate agli over 35. Così inizia una seconda giovinezza per Bindo che comincia a togliersi qualche bella soddisfazione ottenendo bei risultati con la maglia del gruppo sportivo “Amleto Monti” di Temi. E ancora oggi per due o tre volta a settimana si reca al caposcuola Casagrande per gli allenamenti.

“Mi riscaldo con qualche serie da 100 mt, poi passo alle ripetute sui 200 e quando mi sento bene provo i 400, la mia specialità”. E ancora una volta la convocazione in nazionale, questa volta dei master, è sfumata. La colpa non è di nessuno. “Dovevo prendere l’aereo per andare ai mondiali in Polonia. Ma ho paura di volare”.