Campi nomadi
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La questione relativa alla sottoscrizione promossa in questi giorni contro i campi nomadi a Terni mi suggerisce una riflessione.
Ma è politicamente corretto che esponenti di un partito politico di ispirazione cristiana (vedi la sottoscrizione distribuita dall’UDC ternana oggi guidata da Enrico Melasecche) cavalchino un “naturale” disagio indotto dalla presenza di nomadi in una struttura organizzata dal Comune, così come farebbe, in maniera palesemente demagogica, un qualsiasi partito di destra, xenofobo e razzista? Ed è eticamente corretto, sempre per un esponente politico che si dichiara “fortemente cattolico”, assumere un atteggiamento così ostile verso dei fratelli che hanno si una cultura profondamente diversa dalla nostra, ma che per un cristiano rimangono comunque dei fratelli?
Un buon politico, invece di tentare di sollevare le folle, tanto per fare un po’ di attività che assomiglia vagamente ad una forma di opposizione, avrebbe semmai proposto di organizzare delle aree controllate, dove consentire una dignitosa permanenza, contro il pagamento dei servizi forniti, almeno ai nomadi che da tempo si sono stanzializzati nella nostra città, in luoghi nei quali può diventare perfino più semplice una forma di controllo sociale..
Posto tuttavia che i nomadi pur vivendo in condizione spesso di sovraffollamento, nascosti ai margini delle città, in condizioni igienico sanitarie penose e con alti costi di gestione per le Amministrazioni Comunali, hanno creato e creano più problemi che benefici, regioni sicuramente più dotate di senso dell’accoglienza, come la Regione Emilia Romagna, hanno modificato la propria Legge Regionale, a tutela di Rom e Sinti, non volendo più finanziare le realizzazioni di campi nomadi percorrendo attivamente la politica dei piccoli terreni privati o di piccole aree attrezzate per famiglie allargate, formate da una decina di nuclei familiari, dando la possibilità di costruire.
Inoltre, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha condannato formalmente l’Italia sulla politica abitativa dei cosiddetti campi nomadi, identificando tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata, sottoscritta dal nostro Paese.
Nella sentenza pubblicata il 24 Aprile 2006, il CEDS ha decretato che le politiche abitative sviluppate per Rom e Sinti in Italia puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi, bloccano qualsiasi possibilità di integrazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.
Chiamato a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS, dopo aver esaminato la difesa del Governo Italiano ha deciso:
1. unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti nomadi costituisce una violazione dell’articolo 31 della Carta, congiuntamente all’articolo E
2. unanimemente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31 congiuntamente all’articolo E
3. unanimemente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31 e della Carta, congiuntamente all’articolo E.
Quindi ‘sta manifestazione di stupida chiamata alla sollevazione popolare contro gli “zingari” quale spessore politico ha? E soprattutto quale soluzione propone? Non sarà l’ennesima manifestazione del famoso NIMBY (Not in my back yard = non dietro al mio giardino).
Queste manifestazioni ponziopilatesche non sono degne di personaggi che sono pagati, spesso profumatamente, per rappresentarci nei Consigli degli Enti Locali, preferibilmente dopo aver riflettuto.
(Articolo tratto da La Nazione, 8 aprile 2007, p. 17)