Come trasformare il debito nel principale driver della crescita
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(Benedetto Paolo Onofri e Francesca Onofri Brancali Flammini, © 2018)

La crisi che attualmente caratterizza il dibattito politico parlamentare è sostanzialmente incentrata sulla connotazione che il Governo ha voluto imprimere alla politica economica e sociale nel DEF di prossima promulgazione. Il programma giallo verde, unico compromesso possibile tra i due programmi di Centrodestra e del Movimento 5 Stelle, ha fatto sì che sia stata considerata la attuazione della flat tax, la pace fiscale, il superamento della riforma Fornero, il reddito di cittadinanza.

E’ ovvio che ciascuno dei due partiti che costituiscono la alleanza di governo avrebbe privilegiato una sola o al massimo solo due delle riforme e avrebbe trovato le coperture per questo. Cionondimeno la frequentazione e il confronto tra i due leader al governo e una sostanziale stima reciproca maturata ha fatto sì che entrambi abbiano fatto propria la valenza innovativa complessiva del progetto e la stiano portando avanti con ferma determinazione.

Il portato rivoluzionario che questo abbrivio introduce è visto con preoccupazione, direi con angoscia in sede europea, specie in ambito di Commissione Europea e nello specifico da Moscovici e Junker. E’ di tutta evidenza che lo scontro è emblematico di una emergente politica sovranista con connotazione espansiva che minaccia una politica europeista con connotazione conservativa e antinflattiva. Le esternazioni irrituali e perfino volgari e offensive che sono avvenute, tradiscono il nervosismo e addirittura l’ira che l’élite dei burocrati avvertono nei confronti di chi si azzarda a modificare l’ ordine costituito in Europa. L’apice dell’ arroganza viene sostanzialmente espresso dalla dichiarazione : “I mercati insegneranno agli italiani a votare[1]. Tutto il mondo che ruota attorno alla visione sovranazionalista, europeista lavora come un sol uomo a contrastare le politiche del Governo Italiano.

Anche le Agenzie di rating non hanno esitato ad emettere giudizi di critica negativa e a rappresentare scenari drammatici che porterebbero ad ulteriore indebitamento e addirittura a procedure di uscita dell’ Italia dall’Unione Europea e dall’Euro. Lo spread, che pure non aveva subito sostanziali impennamenti di fronte a manovre DEF dei precedenti governi a trazione centrosinistra, con tassi di rapporto deficit/PIL superiori a 2,4 %, ora col nuovo governo M5S-Lega ha iniziato una corsa in crescita, che comporta indubbiamente delle accresciute redditività nelle nuove emissioni dei titoli del debito pubblico e un deprezzamento dei valori dei titoli già in essere nel mercato intermedio.

Come poter difendere la volontà a perseguire una manovra coraggiosa, innovativa, espansiva e contestualmente rintuzzare gli attacchi di chi invece lavora per speculare al ribasso sui titoli italiani e sulla stessa Italia come Stato sovrano? Esiste in Italia una ricchezza globale ben superiore a quella della Francia, in quanto, a fronte di un grande debito pubblico, esiste una ancor più grande ricchezza privata dei cittadini italiani non paragonabile a quella dei francesi. E’ ovvio che non sono praticabili politiche da esproprio proletario, che vedrebbero in una operazione patrimoniale la risoluzione del nostro indebitamento. Tuttavia è ben possibile attrarre la fiducia degli italiani ad acquistare titoli del debito pubblico su poliennali trattati sul mercato intermedio e su nuove emissioni poliennali da detenere fino a scadenza. Questo potrebbe essere incentivato dal Governo per determinare una azione calmierante i mercati, una riduzione dello spread e quindi un notevole risparmio sugli interessi e sull’ulteriore indebitamento. Il Governo gode attualmente della fiducia del 60% degli italiani e su questo consenso si può ben sperare che il risparmio privato possa congruamente confluire su questo canale di investimento. Inoltre queste politiche di riassunzione in ambito nazionale dei titoli del debito pubblico detenuti da speculatori stranieri, spunterebbe l’arma dell’effetto dumping in riscossione che potrebbe compromettere gravemente nel breve periodo il bilancio nazionale.

Fin qui nulla di nuovo, in effetti già si sono avvertite prospettive in questo senso da parte dei consiglieri economici del Governo. A noi sembrerebbe opportuno corroborare questo progetto sovranista e patriottico con un paracadute d’emergenza, che poi potrebbe essere un vero e proprio progetto di cooperazione tra Stati Sovrani. La dove non si riuscissero ad assorbire al 100% le vendite nel mercato e le aste di nuova emissione dei titoli di stato italiani, si potrebbero stipulare delle convenzioni tra due o più stati sovrani che condividano le finalità di promozione economica dei rispettivi Stati. La Russia per esempio è stata fatta oggetto di sanzioni economiche ed embargo commerciale da parte sia dell’America che dell’ Europa. Queste sanzioni hanno penalizzato grandemente l’Italia che ha dovuto registrare un notevole calo dell’export del made in Italy verso la Russia. Addirittura la Russia ha iniziato a investire in proprio sulla produzione interna di ortofrutta (ad es. impianti di cultivar di mele) e prodotti caseari (mozzarella) che prima importava dall’Italia. Ebbene, si potrebbe stabilire, per esempio con la Russia, ma anche con altre nazioni, una convenzione internazionale bilaterale per cui la Russia si impegna ad acquistare le nuove emissioni dei titoli del debito pubblico italiano in poliennali da detenere fino a scadenza o fino ad acquisto sull’intermedio da parte di investitori italiani. Questo porterebbe le agenzie di rating a vedere spuntato lo strumento speculativo sull’Italia in quanto i titoli del debito pubblico italiano continuerebbero ad essere acquistati con basso indice di redditività e al 100% delle nuove emissioni. Da tenere presente che il quantitative easing di Draghi è in fase terminale. Il Governo Italiano si obbligherebbe al pagamento alla Russia di cedole semestrali sui titoli da loro detenuti. Queste cedole semestrali però non verrebbero pagate in valuta, né in oro, bensì in prodotti commerciali del made in Italy, che sarebbero stati preventivamente inseriti in una lista condivisa (ortofrutta, vini, moda, elettromeccanica, piastrelle ecc.). Ciò intende che lo Stato Italiano acquista presso produttori italiani che operano in Italia questi prodotti certificati e garantiti nella qualità, pagando direttamente i produttori, ovviamente a un costo calmierato, e spedisce in Russia l’equivalente che viene a compensare le cedole in scadenza.

Questo processo determinerà alcuni grandi vantaggi per l’Italia:

  • la definitiva risoluzione del pericolo speculativo cui viene sottoposta dall’ Europa e dai mercati;
  • la corresponsione di tassi di interesse calmierati dalla grande domanda di titoli italiani;
  • il pagamento di cedole “in natura“ e non in valuta, con la creazione di un indotto fatturativo commerciale Italiano tutto coperto e interno al pagamento di quella cedola, che altrimenti sarebbe stata conferita all’ investitore straniero;
  • la creazione di una testa di ponte di made in Italy che nel tempo strutturerà condizioni di favore per gli scambi commerciali privilegiati con la Russia, quando fosse terminato l’embargo.

La Russia di contro otterrebbe:

  • una partnership molto vantaggiosa con l’Italia in ordine all’ investimento finanziario garantito dalla fornitura commerciale a prezzi calmierati;
  • il superamento del blocco di forniture di prodotti dall’ Europa, seppur limitatamente a quello di prodotti Italiani.

Ciò in quanto nessuna contravvenzione di obblighi europei potrà essere addebitata all’Italia, in quanto quelle derrate di prodotti inviati in Russia non rappresentano uno scambio commerciale che resterebbe interrotto, bensì una dazione per interessi su titoli di stato espressa non in valuta ma in beni italiani (di proprietà della Repubblica Italiana, in quanto acquistati dallo Stato Italiano a produttori italiani). Nemmeno potrebbe essere invocata una qualche messa a rischio dell’appartenenza alla NATO, in quanto questo rapporto riguarderebbe solo un normale conferimento di cedole su obbligazioni del debito pubblico, né più ne meno di quelle che il mercato conferisce perfino a stati come la Cina o L’Arabia Saudita.

Come anzidetto non è escluso che tale partnership possa essere allargata ad altri Stati sovrani extraeuropei come la Cina. Inoltre potrebbero essere inserite nella lista di prodotti cedola equivalenti made in Italy anche altri beni e servizi, quali pacchetti vacanza in Italia su hotel, ristoranti, agriturismo, spa, terme, musei convenzionati ecc. Ovviamente gli Stati detentori di questi bonus potrebbero venderli ai loro cittadini che volessero utilizzarli per recarsi in visita in Italia.

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[1] Cfr., Intervista al commissario europeo al Bilancio Oettinger: “I mercati insegneranno agli italiani a votare”. Poi il Commissario Ue si scusa La Deutsche Welle, l’intervistatore e alla fine anche l’intervistato si scusano. Ma la polemica è dura, in Rainews.it, 28/5/2018

(http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/oettinger-mercati-insegneranno-italiani-votare-modo-giusto-b3e13ea2-aded-41ea-bbd7-d8b876982d56.html ).