Crisi istituzionale
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A conferma di quanto asseriamo basta seguire indistintamente tutti i dibattiti televisivi Porta a Porta, Anno Zero, Ballarò, l’infedele e altri. Per rilevarne la pochezza e l’inutilità degli argomenti trattati. Non sanno fare altro che scambiarsi accuse reciproche nella migliore delle ipotesi sui loro fallimenti politici, ma il più delle volte sui risvolti della loro vita privata, ridacchiando in modo inaccettabile come se tutto fosse un divertimento o uno scherzo e nulla fosse accaduto, mentre alcuni ceti della nostra società soffrono la fame e dormono per strada: altro che ridere e fare sarcasticamente battute!!

Chi parla di moralità e di turbamento del Paese, è bene che faccia un riesame responsabile dei propri comportamenti, ma soprattutto quelli della Classe dominante: Politici, Magistrati, Alta finanza, Sindacati, Giornalisti, etc. perché oltre ad essere in moltissimi casi discutibile la loro condotta personale è assolutamente riprovevole la loro moralità politica, perché è bene ribadire che la vera moralità è quella che attiene alla giustizia, all’equità sociale, all’uguaglianza, al rispetto della persona umana ed alla dignità di tutti i cittadini. Neppure i ceti religiosi, hanno saputo svolgere alcun ruolo di supplenza per fare migliorare lo stato sociale dei cittadini che si trovano ai margini della società, scoraggiati per il loro futuro e rassegnati a vivere al meglio dimorando in luoghi di fortuna o addirittura per strada.  Il potere politico e giudiziario anziché interessarsi dell’ingiustizia sociale che impera nel paese si distrae in faccende che poco interessano ai cittadini.

La difesa ad oltranza e con tutti i mezzi dei propri privilegi a danno di chi è ricco soltanto di sofferenze e di miseria rappresenta l’espressione della più disgustosa immoralità e se la politica oggi ha perduto la fiducia dei cittadini è soprattutto perché si è preoccupata più di tutelare i privilegi di tutte le caste predominanti (compresa la propria) che non i diritti fondamentali ed inalienabili della gente comune, dei cittadini senza padrini, degli sfortunati che sono costretti sempre e in ogni modo a subire le ingiustizie esercitate dal potere esecutivo.

Dell’arbitrarietà della nostra “giustizia” (tra virgolette e con la lettera minuscola) noi stessi della UILS siamo stati vittime e testimoni per avere subito evidenti e tangibili ingiustizie della magistratura. Nel 2008 avendo i requisiti voluti dalla legge per partecipare alle elezioni provinciali di Roma la commissione elettorale della corte d’appello non ammise la nostra lista. La legge elettorale stabiliva che per la partecipazione le liste dovessero presentare oltre alla dovuta documentazione, almeno 1000 firme autenticate dai sottoscrittori. La UILS ne presentò 1.051 valide cosi come risulta dai verbali rilasciati dalla commissione. Dopo che i giornali pubblicarono le liste ammesse, compresa la nostra, il giorno seguente la UILS ricevette dalla corte d’appello la notifica d’esclusione alla partecipazione elettorale. Questa è la giustizia uguale per tutti? La documentazione sull’argomento è a disposizione di tutti quelli che vogliono approfondire il caso.

Riteniamo perciò che Berlusconi potrebbe avere ragione, quando afferma che parte della magistratura è politicizzata ed accanita nei suoi confronti, così come e stato nel periodo di tangentopoli contro il Partito Socialista ed il suo segretario Bettino Craxi.

Con amarezza ricordo, il famoso processo mani pulite che doveva ripulire il Paese da tutti i misfatti dalla politica e del mondo imprenditoriale con la compiacente complicità di alcuni settori importanti della vita pubblica. In realtà si trattò – a nostro avviso – di un vero e proprio colpo di stato che generò le storture della così detta Seconda Repubblica, responsabile del disfacimento dell’equilibrio politico e della nostra stabilità produttiva ed occupazionale, che oggi purtroppo tutti stanno pacando le conseguenze. Costoro avranno la responsabilità storica dello stravolgimento della vita pubblica e del conseguente dissesto generale prodotto a danno dei cittadini. La UILS propone a tutte le forze sociali che hanno a cuore il bene collettivo della società una strada per riscoprire il senso del proprio ruolo istituzionale, in altre parole garantire la giustizia e la pari dignità sociale ai cittadini.

Il Parlamento deve emanare una legge che stabilisce i livelli salariali (indistintamente per tutti i cittadini e senza discriminazioni e/o privilegi) entro i quali possa e debba muoversi la contrattazione collettiva stabilendo un minimo vitale sotto il quale non si può scendere ed un massimo sopra il quale non è consentito andare. Precisando altresì che il massimo non potrà e non dovrà in nessun caso superare tre volte il minimo vitale corrisposto al lavoratore. Questo deve valere per tutte le forze sociali ed economiche, le Istituzioni a tutti i livelli, i sindacati, i mezzi di comunicazione di massa, conduttori ed operatori del mondo dello sport, ivi compresi i Manager di qualsiasi impresa pubblica e/o privata. Sarà difficile se ciò non avviene parlare poi di moralità e di giustizia, perché purtroppo in questa giungla d’opportunisti ognuno difende ciò che a lui fa più comodo, dimenticando che solo in un Paese ove esista giustizia vera ed equità è possibile il buon vivere civile e l’agiatezza per tutti.

La UILS fa appello a tutte le forze che rappresentano il potere politico, giudiziario, economico religioso, affinché si facciano promotrici delle riforme necessarie d’interesse comune in modo da creare condizioni di serenità e di fiducia per cittadini. Ciascuno di noi, in base alle proprie mansioni, ruoli e responsabilità, deve contribuire all’avvio di un processo di sviluppo capace di farci uscire da questa situazione di precarietà.

Per queste riflessioni e soprattutto per la fiducia che poniamo nelle istituzioni, come e giusto che sia, rivolgiamo un forte appello al Presidente della Repubblica, garante della nostra carta costituzionale, affinché solleciti tutti a mettere da parte risentimenti e lotte personali invitando altresì il Parlamento a concentrarsi maggiormente sull’attuazione dei primi 54 articoli della costituzione (che riguardano i cittadini e la giustizia sociale); articoli voluti e scritti da uomini del passato, onesti e moralmente responsabili, che hanno sacrificato la loro vita sapendo che il loro sacrificio doveva servire ad un preciso scopo: Liberare l’umanità della schiavitù, e dare a tutti il bene della Libertà. Si chieda infine il Capo dello Stato come mai fino ad ora questi articoli (con particolare riguardo all’art. 3) siano rimasti in gran parte disattesi ad oltre sessanta anni dalla loro emanazione.