Ivanoe Bonomi
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Ivanoe Bonomi nasce a Mantova il 18 ottobre 1873. Dopo essersi laureato in Scienze naturali e in Giurisprudenza. svolge attività di giornalista e inizia la sua carriera politica nel Partito Socialista Italiano, aderendo alla corrente moderata e riformista. Durante la guerra, per la conquista nel 1911-12, si trova in minoranza nel suo partito. Infatti la maggioranza dei socialisti italiani (sia riformisti, sia massimalisti) sono contrari all’impresa libica. Bonomi e pochi altri socialisti vedono invece nella guerra coloniale il modo di ottenere nuove terre per lo sfruttamento agricolo e per indirizzare l’emigrazione italiana, costretta a varcare l’oceano verso le lontane Americhe.
La rottura con il gruppo dirigente socialista nel 1912 è insanabile: Bonomi esce dal PSI e dà vita ad un piccolo partito (questa è la prima delle numerose scissioni che hanno caratterizzato e travagliato la vita del Partito Socialista Italiano) denominato Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI) che appoggia il governo Giolitti nel corso della campagna di occupazione della Libia e poi, negli anni successive, entra a far parte delle maggioranze liberal riformiste dello stesso Giolitti.
Durante la Prima Guerra Mondiale è un convinto interventista, rappresentante del cosiddetto “interventismo democratico”, e parte volontario al fronte. Nel 1916 e nel 1919 è Ministro dei Lavori Pubblici e in seguito è responsabile del Ministero della Guerra e del Tesoro. Tra il 1921 e il 1922 forma un governo che si mostra debole verso l’attività eversive del fascismo di Mussolini ed è costretto a cedere la guida del governo a Facta.
Alle elezioni del 1924 viene candidato dall’opposizione, ma non risulta eletto e si ritira a vita privata. Nel 1942 partecipa alla rinascita del movimento antifascista tenendo rapporti diplomatici tra Badoglio e la Casa reale.
Diviene Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, organo composto dai partiti antifascisti (Dc, Psiup, Pci, Pd’A, Pli e Democrazia del Lavoro). Nel 1944, dopo la liberazione di Roma e dopo la crisi del II governo Badoglio, presiede due successivi governi di unità nazionale antifascista. Nel 1945, non riuscendo a fronteggiare le difficoltà politiche che si profilano all’orizzonte (ultima fase della guerra contro i tedeschi, problemi amministrativi per l’amministrazione delle terre liberate e i rapporti con gli Alleati e con il CLNAI) si dimette per lasciare a Ferruccio Parri la guida di un nuovo governo di unità nazionale.


Nel 1947 è tra i rappresentanti dell’Italia nella conferenza di pace. L’anno successivo è eletto presidente del primo Senato della Repubblica italiana. Quando viene ricostituita l’Associazione nazionale della stampa ne è nominato presidente. Muore a Roma il 29 aprile 1951.