Le camicie rosse che fecero l’impresa
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Il convegno si è tenuto a Collscipoli presso i locali dell’università con notevole  partecipazione di pubblico e rappresentanti di istituzioni e associazioni, tra le quali il nostro centro studi, nella persona del Direttore Editoriale Emanuele Pettorossi, la cui presenza è stata pubblicamente apprezzata da parte del Presidente dell’associazione garibaldina “Faustini”. Il convegno si è articolato sull’analisi del momento storico e delle linee di ispirazione ideologica di Garibaldi e di altre figure fondamentali del nostro Risorgimento tra tutti Cavour. E’ stato sottolineato il disinteresse dell’opera di Garibaldi, il quale non perseguiva benefici personali ne tornaconti economici, ma il solo sogno di una Italia unita, gli unici riconoscimenti che il generale chiedeva erano per i suoi uomini, per i quali auspicava un trattamento pari a quello dell’esercito ufficiale dello stato piemontese. E’ stato analizzato il contributo femminile all’impresa, che non si limitò ai soli ruoli di infermiere e sollievo morale, le donne non si risparmiarono  di imbracciare le armi e morire per la patria. Le fonti d’archivio testimoniano a donne regolarmente inquadrate tra i mille, spesso vestite da uomini per non farsi riconoscere, spesso lodate da Garibaldi per la loro forza e sprezzo del pericolo.

Fondamentale il contributo degli umbri tra i garibaldini, famose le loro imprese personali. La presenza della banda Garibaldina di Mugnaio a intermezato gli interventi.

Garibaldi era 150 anni fa un personaggio cosmopolita che correva in aiuto delle popolazioni oppresse, fedele ad un motto di libertà e indipendenza, unificazione ed empatia, certamente tanto distante da certa sciocca marmaglia che intende oggi federare (ma leggi pure dividere) ciò che è già stato unito al prezzo di tante vite umane.