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totòtruffa

Il Governo Letta si appresta a varare le privatizzazioni di quel che resta di buono delle partecipazioni statali, quindi in tempi di crisi, di bilanci statali in forte passivo, con il rischio di dover ricorrere all’aumento dell’IVA, questo Governo di autentici geni si prepara a vendere il poco che resta degli asset redditizi dello Stato, aggravando ulteriormente per questa via il bilancio pubblico a causa del venir meno di rendite da utili d’esercizio. Il Governo Letta si appresta a mettere sul mercato, oltre a un patrimonio praticamente invendibile in questo momento, fatto di caserme in disuso e altri edifici che non comprerebbe nemmeno un matto, il 4,3% di ENI, il 26% è in mano a Cassa Depositi e Prestiti[1], il 32,2% di Enel, il 30,2% di Finmeccanica, il 14,1% di St Microelectronics, quindi i migliori gioielli di famiglia detentori dei migliori brevetti tecnologici italiani, per una valore stimato di circa 12 miliardi di euro, ovvero una goccia nel mare dello stock di debito pubblico italiano. Ma il piatto più ricco, altra genialata da veri primi della classe, sarà la vendita del 30% di Poste Italiane, che con il solo Bancoposta rappresenta uno dei più importanti istituti di raccolta del risparmio in Europa.

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