Ucraina. La libertà non è un condizionatore
Print Friendly, PDF & Email

(Danilo Stentella[1])


E così, finalmente, il Presidente del Consiglio dei Ministri per una sorta di analogia ha revisionato una definizione che risaliva senza aggiornamenti nientemeno che a Giorgio Gaber, il quale ci avvertiva che la libertà non era stare sopra un albero, una agreste anacronistica immagine allegorica. Mario Draghi è andato oltre, tuttavia ricorrendo a un vecchio trucchetto che 1989 anni fa a Gerusalemme tolse dagli impicci l’ignavo Ponzio Pilato, allora Prefetto della Giudea. Il 6 aprile in una conferenza stampa ha sostanzialmente chiesto al popolo “Chi volete? La pace o il condizionatore acceso questa estate?”, di fatto definendo uno strampalato nesso tra il piacevole elettrodomestico e il concetto stesso di libertà. A questo punto, lo ammetto, un po’ confuso mi sono chiesto dove si fosse incasinato quel lento processo evolutivo che quasi senza accorgercene ha spostato il suo asse da Benedetto Croce, per dire, a ‘sti fenomeni contemporanei, instancabili lettori di Condizionatori e pace di Lev Tolstoj.

Mi sovviene che un ventaglio di norme che sono state prodotte nella fabbrica delle leggi, il Parlamento, invece ci inducono ad ritenere che il condizionatore acceso in tanti  contesti non solo è un diritto ma anche un dovere, penso al disposto del testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, con precisi obblighi sul microclima negli ambienti e al diritto dei soggetti fragili a non morire di caldo, anche se c’è una guerra in corso da qualche parte nel mondo.

Ma tornando al casus scatenante di tanto pensierino, la bruttissima guerra tra russi e ucraini, che siamo tutti d’accordo nel condannare senza riserve o partigianerie, come tutte le altre in corso, mi viene in mente che tutti questi fioretti semantici mica li avevo sentiti quando come una allegra armata Brancaleone siamo andati noi a bombardare per decisione unilaterale qualche paese sovrano accusandolo illegittimamente di possedere armi di distruzioni di massa o di avere impiegato armi chimiche. Così come non ho mai assistito a un tale accanimento mediatico per le indicibili sofferenze che la popolazione dello Yemen soffre dal 2015, anche a causa del sostegno della comunità internazionale contro la comunità Houthi, o per l’agonia della Siria, dove dal 2011 praticamente chiunque si sta allenando nella subdola arte della destabilizzazione e della distruzione sistematica. Non ho percepito questa ferma decisione nel chiedere una nuova Norimberga quando nel 1982 l’esercito di Israeliane ha permesso ai miliziani falangisti libanesi di penetrare nei campi di Sabra e Shatila per massacrare migliaia di palestinesi inermi, addirittura dando appoggio logistico a quegli assassini, né quando gli USA hanno impiegato la NATO per aggredire la Libia, a suon di bombardamenti, o quando hanno provocato la morte di circa 27.000 civili in Iraq.

Stento a riconoscere in questo Premier il tanto celebrato allievo del maestro Federico Caffè, e ho l’impressione che non sappia o finga di non sapere che il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ha un obbligo di mandato verso il popolo italiano e non verso il Ministero della Cultura Popolare degli Stati Uniti D’America, né per gli interessi commerciali di quel paese e dei suoi soci in affari, e che ad esempio acquistare il gas liquefatto a un prezzo che è un multiplo di quello di mercato rappresenta un danno economico per il Paese, in grado di arrestarne la macchina produttiva, non soltanto i condizionatori.

E dunque mi chiedo per conto di chi lavori questo moderno Pilato, che insulta l’intelligenza italiana e il capo di uno stato straniero, in una sorta di bullismo da branco, in compagnia di qualche suo ministro proiettato in politica direttamente dal settore del commercio ambulante di bevande e panini, invece di onorare il suo mandato con lo stile e la capacità di moderazione che dovrebbero essere il carattere distintivo di ogni diplomatico e di ogni rappresentante di una nazione. Neppure il grande Omero prese una posizione tra Achille e Ettore, avendo preferito narrare i fatti, mentre noi osserviamo la prima vittima di questa propaganda nel il giornalismo, e la seconda, l’Europa, per suicidio.

La libertà non sarà un condizionatore, ma non sarà nemmeno la colossale crisi economica verso la quale ci stiamo incamminando o una guerra americana combattuta in Europa, due situazioni che ci farebbero innervosire parecchio.

Caro Presidente Draghi l’esperienza ci insegna che gli italiani, pure con tutti i loro difetti di partecipazione, serbano intatto il senso della misura, una volta umiliati hanno messo alla gogna personaggi ben più graditi di lei.

[1] Direttore Centro Studi Politici e Sociali “F. M. Malfatti”.