Colonnello non vogliamo il pane: dacci la benzina per la nostra volante
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Ma non è emergenza, il problema è antico:

 

Viminale a corto di fondi, volanti bloccate
Tagli al bilancio, mezzi senza manutenzione e carburante. Troppi debiti: forniture interrotte

ROMA – Se fosse un’ azienda privata sarebbe ormai al fallimento. Tutte le voci di bilancio segnano «rosso» e i settori strategici per garantire la sicurezza dei cittadini e la lotta contro l’ immigrazione clandestina sono al collasso. La crisi finanziaria che riguarda tutti i ministeri è diventata vera e propria emergenza al Viminale, dove non ci sono più i soldi neanche per mettere benzina nelle macchine. Mancano gli uomini, ma scarseggiano soprattutto i mezzi. In alcune questure non si trovano neanche le penne e i fogli per redigere i verbali. Se a Varese c’ è soltanto un’ autovettura per la Stradale e la polizia non ha le attrezzature per il rilevamento degli incidenti, in altre zone di Italia si arriva al paradosso di tenere le volanti nei garage perché il denaro destinato alla manutenzione è finito. E i fornitori si rifiutano di fare credito. L’ indebitamento ha ormai raggiunto cifre astronomiche. Una transazione con la Telecom condotta recentemente ha ridotto di circa la metà i 1.000 miliardi di vecchie lire necessari a saldare le bollette arretrate. La voce di spesa per gli affitti di immobili e locali supera invece gli 800 miliardi di lire, ma riuscire a trovare il denaro appare impresa davvero disperata. Gli stanziamenti per il 2003 non sono infatti sufficienti neanche a saldare i conti in sospeso e così numerose questure hanno già comunicato di avere le casse vuote. La legge Finanziaria del 2003 assegnava al ministero dell’ Interno 100 milioni di euro necessari ad attuare la Bossi-Fini sull’ immigrazione e ad assumere 2.000 persone (metà agenti e metà personale amministrativo), ma il decreto attuativo non è mai stato firmato. A fine maggio il ministro dell’ Interno Pisanu ha scritto al collega Tremonti sollecitando la ripartizione dei fondi. Al Viminale giurano di non aver ricevuto risposta. Del resto le forbici di Tremonti erano già entrate in azione alla fine dello scorso anno con il decreto tagliaspese che imponeva la restituzione del 15 per cento dei fondi: ben 136 milioni di euro destinati tra l’ altro alle missioni all’ estero di poliziotti e carabinieri, alle spese per la gestione dei «pentiti», all’ adeguamento dei mezzi e dei materiali per gli interventi di protezione civile. Senza contare la questione che riguarda i Vigili del Fuoco: i 15 milioni di euro stanziati per l’ assunzione del personale e la messa in regola delle apparecchiature non sono ancora arrivati. Durante il consiglio dei ministri di due settimane fa, Pisanu ha chiesto l’ intervento diretto di Berlusconi che si è impegnato personalmente a risolvere il problema. Due giorni fa da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che tutto è a posto. Ma sulla data di arrivo del denaro resta ancora il mistero. Sistemi di software per i computer, divise, dotazioni per i servizi di ordine pubblico: non c’ è un centesimo e tutti i vecchi materiali non possono essere sostituiti. «Ormai – racconta Giovanni Aliquò, segretario dell’ associazione funzionari di polizia – si sfiora il ridicolo. Per fare un esempio concreto, alcuni funzionari destinati alle commissioni del semestre europeo non hanno i telefoni abilitati per le chiamate internazionali. E numerosi colleghi vanno in trasferta anticipando soldi propri perché gli uffici hanno ormai esaurito il budget. Il ministro Pisanu ha annunciato l’ istituzione del poliziotto di quartiere in tutte le città italiane. Sarebbe bene che trovasse i soldi per le uniformi visto che non ce ne sono a sufficienza nemmeno per chi è già in servizio». «In alcune questure – aggiunge il segretario del Sap, il sindacato autonomo di polizia, Filippo Saltamartini – non hanno l’ olio e le gomme di ricambio per le auto di servizio. Quando c’ è il guasto, anche il personale delle volanti resta in ufficio». Emblematico è il caso di alcuni centri di accoglienza per gli immigrati, anch’ essi gestiti dal Viminale, che non sono in grado di organizzare i rimpatri coatti dei clandestini nei paesi di origine, visto che sono finiti i soldi per il pagamento dei biglietti o per l’ affitto dei charter. Fiorenza Sarzanini 800 I MILIARDI di lire di debiti accumulati per gli affitti di caserme e di commissariati 1.000 I MILIARDI di lire di arretrati delle bollette del telefono 2.000 GLI AGENTI che dovevano essere assunti secondo la Finanziaria 15 I MILIONI assegnati e mai destinati ai vigili del fuoco Solo due giorni fa l’ ok La crisi A corto di mezzi Nelle questure manca talvolta la carta per redigere i verbali e scarseggiano manutenzione e carburante per le auto I materiali Da sostituire Software per computer e dotazioni per ordine pubblico sono spesso vecchi, ma non ci sono soldi per sostituirli I TAGLI I fondi stanziati e non assegnati . La Finanziaria del 2003 assegnava al ministero dell’ Interno 100 milioni per attuare la Bossi-Fini e assumere 2000 persone, ma il decreto non è mai stato firmato. Pisanu ha sollecitato i fondi a Tremonti, che già l’ anno scorso aveva imposto la restituzione del 15% degli stanziamenti, pari a 136 milioni di euro Immigrati Rimpatri fermi Alcuni centri di accoglienza non riescono a rimpatriare i clandestini perché sono finiti i soldi per il noleggio dei charter Le divise Nuovi agenti E’ stato introdotto il poliziotto di quartiere, ma in qualche caso scarseggiano le nuove divise

Sarzanini Fiorenza

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(22 giugno 2003) – Corriere della Sera