Flaminio Piccoli
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La vita politica di Flaminio Piccoli,nella sua multiforme attività può essere ricondotta entro due fasi storiche.
La prima riguarda il periodo trentino e va dagli anni della sua formazione giovanile fino ai primi importanti impegni in ambito politico.
La seconda si sviluppa in prevalenza negli ambienti romani, con l’assunzione di incarichi istituzionali di grande responsabilità sul piano nazionale.In gioventù partecipa alle attività delle associazioni giovanili cattoliche (“Juventus” e “AUCT”) quando sotto il regime fascista era pericoloso manifestare pubblicamente la propria identità cattolica.

 

Piccoli in rappresentanza della DC entrò a far parte del comitato di redazione del giornale “Liberazione Nazionale” organo del CLN provinciale. Il suo primo articolo si intitolava “Onestà” ed esprimeva tutta la limpidezza morale con cui i giovani guardavano alla politica inteso come servizio al bene comune e come difesa delle libertà democratiche.
Piccoli fu tra i principali sostenitori della necessità di rompere l’effimera unità del CNL provinciale, avendo capito che i comunisti si stavano servendo dell’antifascismo come forma di legittimazione di una loro eventuale conquista del potere. Per tale motivo fondò un giornale tutto democratico (“Il Popolo Trentino” divenuto poi “L’Adige”) battendosi già nel terzo congresso provinciale della DC la sostituzione dei vecchi popolari con i giovani formatosi nelle associazioni cattoliche al fine di rendere più combattivo politicamente il partito.
Nominato presidente provinciale dell’Azione Cattolica diocesana,formò molti giovani impegnati nella testimonianza cristiana e in tutti i settori della società. Il non condividere la linea di destra imposta dal presidente nazionale Gedda gli costo l’espulsione dall’associazione stessa.

 

Nelle elezioni politiche del maggio del 1958 viene eletto al parlamento nazionale ove fu confermato in ogni tornata elettorale fino al 1992. Ministro delle Partecipazioni Statali dal 1970 al 1972. La sua passione per la politica lo portarono due volte alla carica di Segretario nazionale Dc, la prima volta nel 1969 la seconda nel 1980.
Nel 1978 fu nominato presidente del Consiglio Nazionale del partito dopo il rapimento e l’uccisione dell’On. Aldo Moro e della sua scorta; un episodio che turbò profondamente. Altri importanti incarichi ricoperti da Piccoli furono la presidenza dell’Internazionale democristiana e la presidenza della Commissione Affari Esteri dove si batté per la difesa della pace e per gli aiuti ai paesi poveri.

 

Una valutazione approfondita di Piccoli andrebbe fatta solo dopo la consultazione di una impotente quantità di documenti di importanza nazionale custoditi a Roma presso l’Istituto Don Sturzo. Perché era la domanda che lo tormentava dopo la scomparsa della Dc. Il partito che per lui e per molti italiani lo strumento vitale per la difesa delle libertà democratiche era uscito vincitore in uno scontro epocale, ma le macerie dell’avversario politico, invece che seppellire i ruderi del comunismo, in Italia erano cadute addosso alla DC frantumandola.