LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE URBANO. IL CASO EMBLEMATICO DEL CAPITALE DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE DELLA CITTÀ DI TERNI.
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Terni-la-sfinge-con-il-rubinetto

Terni, giardini della Passeggiata. La tristemente famosa cariatide con il rubinetto.

(Sergio Dotto e Danilo Stentella, Altronovecento n. 27, 2015)

Il ponte di Paderno D’Adda, il ponte di Ronciglione, la tour Eiffel, il Forth bridge, l’Iron bridge, la centrale Montemartini, il villaggio di Crespi D’Adda e tanti altri manufatti non sarebbero rimasti a testimoniare quell’epoca pionieristica se non fossero stati studiati da coraggiosi ricercatori, eruditi e professori e se non fossero stati tutelati da amministratori pubblici visionari, difensori del bene comune. In questo contesto di saccheggio e riciclo del territorio si inseriscono, ancora, gli appetiti sfrenati dei costruttori, i quali non solo non tengono conto di alcun apparato teorico, men che meno se colto e strutturato, ma sono in grado di influenzare le decisioni dei dispositivi amministrativi, sempre più rappresentati da una classe politica che di politico ha sempre meno. Allo studioso spesso resta soltanto la catalogazione di un patrimonio che scompare sotto i suoi occhi, giorno per giorno, eroso dal disinteresse e dalla speculazione, in contraddizione con i principi pomposamente enunciati in leggi, nazionali e regionali, e testi unici. Il contributo metodologico proposto in questo breve saggio si basa su una serie di tentativi esperiti dal nostro centro studi per la conservazione e concreta valorizzazione di alcune emergenze culturali delle quali ci siamo occupati, incontrando ordinariamente una forte resistenza, anche da parte di quegli organi che sono istituzionalmente preposti allo scopo.

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