Scusate …… ma chi si sta occupando della crisi dell’agricoltuta?
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E che importa se in molti di quegli stessi paesi, costretti a vendere per bisogno continua a imperare la fame e spesso, troppo spesso, la morte per fame. E cosa importa a costoro se un’agricoltura come la nostra, sia essa di montagna che di collina o di pianura, per le tecnologie che utilizza è sempre più costosa e non riesce a competere con la concorrenza dei prezzi in un dumping che non riesce a sostenere e che si avvia miseramente al fallimento. Tutto ciò dopo aver investito per decenni sulla qualità in senso totale: qualità per garantire la salute dei consumatori, qualità per dare piacevolezza ai prodotti sia visivamente che al palato, si perché il mangiare con piacere e con gusto rende più lieta la vita e più serena la gente. Ha ragione, la disattenzione di questi tempi ha fatto dimenticare alla gente cosa significhi il contatto diretto con la terra, l’energia che da essa ne deriva, le bontà e le bellezze naturali che essa è in grado di mettere a disposizione della persona umana. E anche se la terra è dura e faticosa da lavorare, nonostante i mezzi meccanici, anche se potare la vigna, il frutteto, l’oliveto è faticoso, e avvenendo questi lavori in inverno è anche freddo, molto più freddo che in settimana bianca, anche se accudire agli animali negli allevamenti da un impegno 24 ore su 24, siamo coscienti di avere un contatto diretto con il creato e con lo stesso CREATORE, ed è anche per questo che non intendiamo arrenderci, e non ci arrenderemo!

Ma prima di congedarmi da voi mi pongo una domanda: coloro che sono i preposti primi a tutelare le nostre sorti dove sono? che mestiere fanno? le organizzazioni professionali agricole, in primis la coltivatori diretti che risulta essere maggioritaria in quanto a rappresentanza, oltre a spartirsi le pratiche burocratiche per puro lucro, senza curarsi poi del quando e del se le aziende ne beneficeranno; oltre ad assaltare le strutture associative consegnandole a loro affiliati, gente di dubbia qualità con una alta vocazione al cupio dissolvi, strutture che dovrebbero servire le aziende agricole per le loro necessità primarie: servizi al più basso costo possibile e valorizzazione delle produzioni, servono invece solo ad assicurare laute prebende senza dare nessun beneficio, anzi, si indebitano e danneggiano le aziende associate.

Detto ciò ci risulta che alla luce dei fatti attuali non producano nulla rispetto al loro mandato; perché è chiaro a tutti che la ministro Brambilla può compiere i suoi errori, il presidente Berlusconi può essere indaffarato in mille problemi, e lo è, il ministro Romano pure, la presidente Marini invece pure, ma se questi signori, anziché andare sempre a pietire il solito piatto di lenticchie e litigare su tutto, si mettessero attorno ad un tavolo e producessero un qualche straccio di programma, come avveniva nei tempi andati, e come attualmente fanno le organizzazioni degli altri partners Europei, forse, le nostre disgrazie potrebbero essere mitigate, e la politica può, perché deve, mutare il suo atteggiamento nei confronti di un settore portante e primario per la vita e per l’economia dell’Italia, come di ogni paese.