Involuzione dell’UDC
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Una grande civiltà viene conquistata dall’esterno solo quando si è distrutta dall’interno.” (W. Durant), e proprio come narrato nel film Apocalypto, l’UDC celebra i suoi sacrifici umani mentre altri la colonizzano dopo avere piazzato al suo interno importanti avamposti. Proprio di recente un fuoriuscito di Forza Italia, tra l’altro massone, è stato imposto dall’alto, manu militari, all’UDC della provincia di Terni, nonostante una calda reazione da parte dell’organo di stampa delle diocesi dell’Umbria, provocando la dimissione in massa di un Direttivo Provinciale e di tutto un Comitato Provinciale, quindi il conseguente commissariamento, mentre casi analoghi mi risulta si stiano verificando in altre zone del paese. A chiunque sembrerebbe ovvio che l’operazione è mirata a consentire al Berlusconi di meglio gestire il passaggio verso il PPE Italia senza eccessivo disturbo da parte dei centristi, mentre Casini e Cesa non si accorgono di nulla, rischiando, da consenzienti, di farsi sfilare il partito da un abile mano. D’altra parte nell’area centrista e moderata si sta riproponendo una situazione del tipo post Concilio di Nicea, della quale sempre il Durant scrisse: “probabilmente in questi anni (342-343) vennero trucidati più cristiani da cristiani di quanti ne fossero stati uccisi dai pagani durante le persecuzioni. I cristiani erano divisi quasi su ogni punto, eccetto uno: che i templi pagani dovevano essere chiusi, le loro proprietà confiscate” (W. Durant “Storia della civiltà” vol. IV pag. 10). Oggi come non mai prima i centristi di ispirazione cristiana sono sordi ai sommi appelli, quasi disperati, lanciati dalla Santa Sede, non ultimo quello di Giovanni Paolo II ai deputati del Partito Popolare Europeo del 6 marzo 1997: “Il progetto europeo non si fonda sulla volontà di potere, ma sull’idea che il dialogo e la stima reciproca sono essenziali alla costruzione della pace del continente e al dinamismo di ogni nazione”.
E mentre uomini di tutti e due gli schieramenti giocano a fare la politica, i militanti, i sindacalisti e gli attivisti continuano a muoversi in un vuoto teorico ed ideologico disarmante. Si fa sempre più marcato il divario tra le convinzioni politiche dei cittadini e le loro esigenze operative quotidiane.
Ora, se è vero che, come sosteneva Keynes, persone oltremodo caute, poste in posizione di responsabilità, costituiscono pericolose passività per la nazione, la nostra attuale classe politica da seconda repubblica, pur essendo oltremodo attiva e progressista, sta combinando più danni di una invasine di locuste. Una manifestazione emblematica della incapacità dimostrata dalla quasi totalità dell’arco costituzionale partitico è il caso Alitalia. Quando circa quattro anni fa Air France e KLM si dichiararono disposte alla fusione con la nostra compagnia di bandiera, a patto che la stessa fosse stata privatizzata, non una voce si levò a sottolineare che le due pretendenti appartenevano, rispettivamente, al patrimonio statale francese e olandese, se non, unica eccezione, il tanto vituperato Cirino Pomicino, l’uomo che oggi Bersani crede di sfottere appellandolo come l’uomo della villa sull’Appia Antica. Ne avessimo ancora, al governo, di uomini così capaci e lungimiranti, come quelli liquidati, in un modo o nell’altro dalle Procure della Repubblica. Invece ci dobbiamo accontentare di soggetti che non sono nemmeno capaci di tenersi stretto il proprio partito, figurarsi cosa possono fare al governo del paese.

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