P. F. Casini
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Pier Ferdinando Casini, nato a Bologna il 3 dicembre 1955, dopo aver ottenuto nel 1979 la laurea in giurisprudenza, inizia la sua carriera nel mondo del lavoro come dirigente d’azienda. Dal 1980 inizia la carriera politica nella Democrazia Cristiana, che lo porterà ad essere fin dal 1982 il braccio destro di Arnaldo Forlani, soprattutto dopo essere divenuto il presidente dei giovani affiliati allo scudo crociato.
Nel 1987 entra nella direzione nazionale, ed in questa veste si dichiara contrario alla collaborazione con il Partito Comunista Italiano. Dopo essere stato nominato dirigente del Dipartimento Studi, Propaganda e Stampa della DC, dopo lo scoppio dell’inchiesta Mani Pulite nell’ambito di Tangentopoli e la successiva frantumazione del suo partito, nel 1993 Casini fonda insieme a Clemente Mastella il Centro Cristiano Democratico (CCD), di cui sarà prima presidente e poi segretario nazionale.

 


Nell’ambito dei nuovi schieramenti all’inizio del periodo definito Seconda Repubblica, il politico bolognese aderì alla coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi, con cui mantenne rapporti cordiali fin dalla “discesa in campo” del cavaliere nel 1994. Eletto per la prima volta nel 1994 al Parlamento Europeo è stato riconfermato nel 1999, iscrivendosi al gruppo del Partito Popolare Europeo. In ambito nazionale egli unisce il suo movimento ai Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione, ma perde le elezioni politiche del 1996. Successivamente arriverà anche la rottura con Mastella, che passa tra i lidi dell’Ulivo.

 


Già deputato nelle legislature IX, X, XI, XII e XIII, nel maggio del 2001 occupa nuovamente un seggio nella Camera dei Deputati, di cui verrà nominato presidente il 31 maggio dello stesso anno. I primi anni della sua presidenza sono caratterizzati da una concordia manifestatasi anche con l’opposizione, ma dal 2005, dopo l’approvazione alla Camera della riforma elettorale in senso proporzionale, i rapporti tra Casini e Romano Prodi si guastano notevolmente. Nel 2002 CCD, CDU e Democrazia Europea si erano fusi nell’UDC, il sodalizio perderà alcun sue frange nel volgere di poco tempo.

 


Successivamente alle dimissioni da segretario di Marco Follini, ottobre 2005, e durante la segreteria di Lorenzo Cesa, ha assunto di fatto la leadership nazionale. Nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, Casini è una delle “tre punte” (insieme a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini) schierate in campo dalla Casa delle Libertà: l’UDC decide, pertanto, di presentare il suo cognome nel nuovo simbolo del partito, seguendo una discutibile consuetudine introdotta a suo tempo da Forza Italia con lo slogan “Berlusconi Presidente”. Si afferma definitivamente la personalizzazione della politica anche nei partiti reduci della Prima Repubblica.


Il 28 gennaio 2006 viene eletto presidente dell’Internazionale Democristiana (IDC) succedendo a José María Aznar.

In occasione delle elezioni parlamentari del 2008, Casini rompe definitivamente con la Casa delle Libertà di Berlusconi, o PDL, e dopo un lungo periodo di turbolenze decide di presentarsi da solo come candidato premier di centro in una formazione nata dall’alleanza tra UDC e Rosa Bianca, l’Unione di Centro.

“Difendo la famiglia oltre il mio privato” da La Repubblica del 15/02/2007

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