Il ministro Tremonti annuncia tagli agli appannaggi dei politici, progetto lodevole e condivisibile dalla cittadinanza, ma quando diventerà realtà questo progetto? Certamente l’iter parlamentare sarà lungo e ostacolato dall’opposizione trasversale di chi non vuol perdere tali benefici. Il nostro paese è quello con una spesa per la politica più alto d’Europa, dove insieme al governo nazionale abbiamo, consigli di vario tipo: regionali, provinciali, che dovevano essere destituiti con la nascita delle regioni, comunali, alcuni anche micro, ma che per questioni campanilistiche e di poltrone è impossibile accorpare tra loro, infine circoscrizionali. Inoltre vi è una marea di enti di secondo e terzo livello con consigli di amministrazione formati da politici o pseudo tecnici, ma che visti i bilanci non sembrano proprio tali. E’ ora di riprendere a occuparci di politica vera proponendo nuove idee e programmando un futuro migliore per il nostro paese mandando a casa tutti i falsi professionisti del settore, i quali vivono con agiato tenore sulle spalle di noi cittadini. La gestione politica deve essere fatta da persone serie, competenti e soprattutto appassionate. Credo che difficilmente riusciremo a vedere un paese con meno sprechi e riduzioni degli appannaggi e varie agevolazioni concesse alla classe politica dirigente. Però oggi, in un momento di dura crisi economica, una popolazione che con difficoltà riesce ad arrivare a fine mese, non accetta più questa modalità di gestione delle finanze pubbliche.
Tagli ai costi della politica: quando ?
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La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.