Democrazia Cristiana – Le correnti
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Le correnti della Democrazia Cristiana

La storia della Democrazia Cristiana è anche la storia delle sue correnti. Entrate nella retorica anti-partitica, le correnti democristiane sono state anche uno dei contributi più originali del pensiero e dell’organizzazione dei democratici cristiani italiani dal secondo dopoguerra fino alla sua eclissi. Un primo, sommario, panorama di tali correnti costituisce un orientamento preliminare da approfondire con ulteriori analisi e documentazioni.

Periodo degasperiano

Durante il periodo degasperiano, non si può parlare di vere e proprie correnti organizzate. Ma ricco è il dibattito, spesso molto acceso, su orientamenti e politiche del partito che hanno trovato distinzioni e contestazioni. I degasperiani sono stati, dalla nascita della DC fino alla morte di Alcide De Gasperi, il riferimento centrale, largamente maggioritario, del partito. I primi quattro Congressi nazionali della DC (1946, 1947, 1949, 1952) hanno visto i degasperiani guidare saldamente la DC. In larga parte provenivano dall’ex Partito Popolare di don Luigi Sturzo. Tra di essi si distinguono Attilio Piccioni, Giuseppe Spataro, Mario Scelba, Bernardo Mattarella, Giulio Andreotti. I degasperiani possono essere considerati una “corrente” dal momento in cui si è manifestata in maniera evidente la corrente politica dei dossettiani, dal nome del suo principale esponente, Giuseppe Dossetti. I dossettiani più importanti sono stati Amintore Fanfani, Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira. Erano culturalmente cresciuti intorno all’Università Cattolica di Milano di padre Agostino Gemelli, e per questo sono stati chiamati anche i “professorini”. Espressero posizioni politiche di sinistra, fortemente improntate ad una concezione cristiana integrale della società, più attente alle esigenze di crescita sociale delle classi più povere del Paese. I dossettiani pubblicarono una rivista, Cronache Sociali, intorno alla quale mossero le loro principali critiche alla politica cattolico-liberale di Alcide De Gasperi e della maggioranza della DC. Il momento di maggior successo dei dossettiani viene misurato nel III° Congresso nazionale della DC nel 1949, in cui raccolgono circa il 30% dei voti congressuali, e nel V° Congresso del Movimento Giovanile della DC nel 1951, da loro vinto. Accanto a queste due fondamentali posizioni politiche nella DC del periodo degasperiano, si debbono aggiungere altri tre gruppi, molto meno influenti ma pur sempre significativi. Il primo è identificato in Politica Sociale, ovvero gli amici di Giovanni Gronchi. Sono un gruppo che nasce dalla sinistra dell’ex Partito Popolare di Sturzo, e intendono distinguersi dalla gestione degasperiana e dalla sua linea politica. Dopo l’elezione di Gronchi alla Presidenza della Camera dei Deputati prima, ed alla Presidenza della Repubblica poi, di fatto il gruppo si scioglie in altre correnti del partito. Tra i gronchiani si segnala Fernando Tambroni.
Il secondo sono i vespisti, costituito da un gruppo di ex popolari più vicini alle posizioni moderate della DC, quali Stefano Jacini e Carmine De Martino. Il nome deriva dal luogo ove nacque, il club Vespa di Roma. Il terzo, evidenziato nel Congresso nazionale del 1952, è la corrente che sarà denominata l’anno successivo Forze Sociali, una corrente legata al sindacalismo cattolico, con posizioni evidentemente più orientate a sinistra ed al mondo del lavoro, a cui fa riferimento Giulio Pastore e molti dei sindacalisti della CISL. E’ l’unica lista alternativa alla ritrovata unità del partito, con Guido Gonella Segretario politico.


Iniziativa Democratica e la DC degli anni Cinquanta

La prima, vera, corrente della Democrazia Cristiana fu Iniziativa Democratica, la corrente maggioritaria al Congresso di Napoli del 1954, guidata da Amintore Fanfani, che succedette ad Alcide De Gasperi alla segreteria politica della DC dopo la morte dello statista trentino. In Iniziativa Democratica si concentra il blocco centrale del partito, insieme alla parte più politicamente concreta del disciolto gruppo dei dossettiani, e vi troviamo quindi gran parte della futura classe dirigente democristiana: oltre ad Amintore Fanfani, ci sono Aldo Moro, Mariano Rumor, Benigno Zaccagnini, Luigi Gui, Emilio Colombo. Iniziativa Democratica è il perno su cui Amintore Fanfani costruisce una capillare struttura organizzativa della DC, per combattere sul territorio la forza e la penetrazione dell’organizzazione del PCI: di fatto, l’organizzazione della DC dei decenni successivi è stata costruita da Fanfani in questi anni. La Democrazia Cristiana, così orientata da Iniziativa Democratica, ha gestito il complesso periodo del centrismo post-degasperiano, e diventa protagonista del dibattito sull’apertura a sinistra verso il Partito Socialista, nell’ultimo periodo degli anni Cinquanta. Si distinguono in questi anni da Iniziativa Democratica altre correnti minori: la corrente denominata Primavera, legata a Giulio Andreotti, con posizioni più di destra rispetto al blocco maggioritario di Iniziativa Democratica; la corrente di Centrismo Popolare guidata da Mario Scelba, che si pone in continuità con l’esperienza degasperiana; la nuova corrente della sinistra di Base, fondata da Giovanni Marcora nel 1953. Durante la gestione fanfaniana della DC, la corrente della sinistra di Base si struttura sempre più, riceve l’appoggio del Presidente dell’ENI Enrico Mattei, e ad essa aderiscono Ciriaco De Mita, Luigi Granelli, Nicola Pistelli. Fondano una rivista a Firenze denominata Politica.

I dorotei e la DC degli anni Sessanta

L’apertura a sinistra verso il PSI, e la concentrazione delle principali cariche istituzionali e di partito nella figura di Amintore Fanfani, genera nel 1959 la spaccatura della corrente maggioritaria di Iniziativa Democratica. In quell’anno si costituisce la corrente dei Dorotei (il cui nome deriva dal convento di Santa Dorotea nel quale alcuni leader di Iniziativa Democratica si riuniscono per dare la sfiducia a Fanfani), molto più cauta nell’approccio verso il centro-sinistra, e più attenta alle ragioni delle gerarchie ecclesiastiche ed alle associazioni industriali. Alla corrente dorotea aderiscono Aldo Moro, Mariano Rumor, Antonio Segni, Paolo Emilio Taviani. L’altra parte della corrente di Iniziativa Democratica, e cioè i seguaci di Amintore Fanfani, si organizzano nella corrente di Nuove Cronache, a cui aderiscono tra gli altri Arnaldo Forlani, Ettore Bernabei, Franco Maria Malfatti, Giovanni Gioia. Inoltre, è in questi anni che la corrente dei sindacalisti viene denominata Rinnovamento Democratico, e poi successivamente Forze Nuove, e vi aderiscono, oltre a Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin e Bruno Storti. Il VII° Congresso nazionale della DC vede prevalere sul filo di lana il raggruppamento più moderato della DC (i dorotei di Moro e Segni, la corrente Primavera di Andreotti, la corrente Centrismo Popolare di Scelba) sul raggruppamento più a sinistra (la corrente Nuove Cronache, la corrente di Base, la corrente Rinnovamento Democratico). In tutti gli anni Sessanta, la Segreteria politica della DC viene tenuta dai dorotei, Aldo Moro prima, poi Mariano Rumor una volta che Moro va a guidare i governi di centro-sinistra, e Flaminio Piccoli per un breve periodo.

Le divisioni tra i dorotei e il ritorno di Nuove Cronache

Alla fine degli anni Sessanta, la vita interna della Democrazia Cristiana vede la progressiva frantumazione della corrente dorotea. Nel 1967 nasce la corrente dei Pontieri, una costola della corrente dorotea guidata da Paolo Emilio Taviani, che si pone l’obiettivo di creare un ponte tra la maggioranza del partito e le sue correnti di sinistra. Nel 1968 nasce la corrente dei Morotei, gli amici di Aldo Moro che si distacca dai dorotei assumendo una posizione autonoma nel partito, con una linea politica sempre più orientata verso la sinistra. A questa corrente appartengono Benigno Zaccagnini e Luigi Gui. Infine, nel 1969 la rimanente corrente dorotea si divide in due componenti diverse: – Iniziativa Popolare, costituita da Mariano Rumor e Flaminio Piccoli; – Impegno Democratico, costituito da Emilio Colombo a cui aderisce anche la corrente Primavera di Giulio Andreotti. A parte le posizioni politiche assunte successivamente da Aldo Moro, le varie suddivisioni della corrente dorotea esprimono comunque una continuità nella gestione ordinaria del partito. Tanto che buona parte degli stessi Pontieri rifluiscono nel Congresso del 1973 nei Dorotei, e nel corso degli anni Settanta le due diverse componenti di Iniziativa Popolare e di Iniziativa Democratica riconfluiscono insieme. Dal 1969 al 1975 sono gli uomini della corrente di Nuove Cronache che guidano la DC, con Arnaldo Forlani prima e Amintore Fanfani poi. Di Nuove Cronache fanno parte, oltre ai due Segretari politici, anche Clelio Darida, Ivo Butini, Lorenzo Natali.

L’area Zaccagnini e la svolta del “Preambolo”

La sconfitta nel referendum sul divorzio nel 1974, e la forte avanzata comunista nelle elezioni regionali e amministrative del 1975, portano Fanfani alle dimissioni dalla Segreteria politica del partito, ed alla elezione di Benigno Zaccagnini, uomo legato ad Aldo Moro. La Segreteria di Zaccagnini è legato ad uno sforzo di rinnovamento interno alla DC, ed alla politica del confronto con il PCI, che sfocia nei governi di solidarietà nazionale. Nel Congresso nazionale del 1976, l’alleanza delle correnti di sinistra della DC prevale sull’alleanza delle correnti moderate (dorotei, fanfaniani, andreottiani), e Benigno Zaccagnini vince l’elezione per la carica di Segretario politico contro Arnaldo Forlani. Nasce così la cosiddetta Area Zac, che vede le correnti di sinistra dei Morotei, della Base, e di una parte di Forze Nuove (guidata da Guido Bodrato) raggrupparsi intorno alla linea politica di Zaccagnini. La tragedia dell’assassinio di Aldo Moro toglie molta ispirazione alla Segreteria Zaccagnini, e la nuova politica del PCI porta all’esaurimento della solidarietà nazionale. In questo contesto, il Congresso nazionale del 1980 modifica la linea politica del partito, riportandola verso una collaborazione con il PSI. La maggioranza del partito si costituisce intorno ad un “Preambolo” comune, a cui aderiscono i dorotei di Flaminio Piccoli e Antonio Bisaglia, la corrente Nuove Cronache di Amintore Fanfani e Arnaldo Forlani, e la corrente di Forze Nuove di Carlo Donat Cattin. Rimangono all’opposizione interna l’Area Zac e gli andreottiani.

Il settennato demitiano

Nel Congresso nazionale del 1982, le tradizionali correnti democristiane si scompongono parzialmente, intorno alla candidatura di Ciriaco De Mita alla Segreteria del partito. Ciriaco De Mita infatti, espressione della corrente della sinistra di Base raggruppata nell’Area Zac, viene eletto da una parte dei dorotei (Flaminio Piccoli), da una parte di Nuove Cronache (Amintore Fanfani) e dalla corrente andreottiana. L’altra parte dei dorotei (Antonio Bisaglia) e l’altra parte di Nuove Cronache (Arnaldo Forlani), unitamente alla corrente Forze Nuove di Carlo Donat Cattin, appoggia la candidatura di Arnaldo Forlani, che risulta perdente. Sostanzialmente, la linea politica dell’inizio del settennato demitiano alla guida della DC è caratterizzata dalla competizione con il PSI all’interno di una coalizione che diventa il pentapartito. Dopo le elezioni politiche del 1983, si assiste ad una gestione sostanzialmente unitaria della DC sotto Ciriaco De Mita, che compie uno sforzo teso alla abolizione delle correnti tradizionali della DC.

Il Grande Centro

Esaurita la lunga gestione demitiana del partito, il Congresso nazionale del 1989 sarà l’ultimo Congresso della DC. Vi si ritrovano le tradizionali correnti del partito, con la sola novità della corrente di Alleanza Popolare, a cui fanno riferimento i dorotei di Antonio Gava e Flaminio Piccoli, insieme agli amici di Arnaldo Forlani. Alleanza Popolare viene a rappresentare il cosiddetto Grande Centro della Democrazia Cristiana, accanto alla sinistra di Base di Ciriaco De Mita.

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