Adone Zoli
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Di famiglia romagnola, Adone Zoli nasce a Cesena il 16 dicembre 1887, figlio di un esattore di imposte, studia a Bologna dove si laurea con una tesi su “Il contratto a favore di terzi“. Inizia a Genova la professione forense che esercita poi a Firenze. Dopo la prima guerra mondiale, nella quale è volontario e decorato al valore, si iscrive al Partito Popolare Italiano, con un’intensa attività sia in sede locale che nazionale. Nelle elezioni amministrative del 1920 è eletto consigliere comunale a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze e collabora con i dirigenti della Federazione Nazionale Mezzadri e Piccoli Affittuari nelle lotte promosse dall’organizzazione, prima per la definizione dei nuovi patti colonici e poi nella fase caratterizzata dall’occupazione delle terre.
Al Congresso di Napoli del 1920 è eletto membro del Consiglio Nazionale nel quale rimane sino allo scioglimento del partito. L’anno seguente, dopo il III Congresso di Venezia, entra pure nella direzione.
Oppositore intransigente del fascismo, fa parte sin dal 1924 di quell’Ordine degli avvocati di Firenze che prende più volte posizione a tutela della libertà della difesa in occasione di processi politici. Dopo lo scioglimento del PPI si dedica esclusivamente all’attività professionale, distinguendosi per un atteggiamento di aperta opposizione al fascismo mantenendo rapporti con gli ex popolari Gronchi, Martini, Bertini, Spataro e Tupini.
Durante la seconda guerra mondiale Zoli contribuisce a fondare un Comitato Interpartiti che si scioglie il 13 settembre 1943 per ricostituirsi come Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Prima, durante e dopo i quarantacinque giorni intercorsi fra l’abbattimento del regime fascista e l’armistizio svolge una intensa attività, di notevole rilievo sia per la fondazione della DC sia, dopo settembre, nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e in particolare nel Comando Militare.
Arrestato dai fascisti il 1 novembre 1943, insieme ai due figli Angiolo Maria e Gian Carlo, viene poi liberato, dopo aver rischiato la morte, il 21 dicembre. Nei mesi successivi continua il lavoro clandestino, pur fra dolorose difficoltà, come nel luglio 1944 quando i tedeschi, non potendo arrestare lui, arrestano sua moglie e i figli.
Dopo la liberazione di Firenze, 11 agosto 1944, è nominato vice sindaco. Due anni dopo è eletto consigliere nella lista DC.
Nel partito, sin dal periodo clandestino, ha un ruolo importante anche a livello nazionale. Zoli fa parte della Consulta Nazionale ma non viene eletto alla Costituente. E’ senatore in Toscana nelle consultazioni del 1948, 1953 e 1958. Dopo la morte di De Gasperi, il 24 agosto 1954, è eletto presidente del Consiglio Nazionale e viene confermato in tale carica il 31 ottobre 1956 e il 19 novembre 1959.
E’ ministro di Grazia e Giustizia nel VII governo De Gasperi, poi delle Finanze nel I breve governo Fanfani e il 19 febbraio 1956 viene chiamato dal presidente del Consiglio Segni a succedere al defunto senatore Ezio Vanoni al dicastero del Bilancio. Il 19 maggio 1957 è nominato presidente del Consiglio. Il suo governo si costituisce all’indomani delle dimissioni del governo Segni che sancisce la fine della formula di alleanza parlamentare centrista. Il governo Zoli è “monocolore senza maggioranza, anzi a minoranza precostituita“, come lo definisce lui stesso. Il ministero risulta appoggiato dal Movimento Sociale Italiano, i cui voti, respinti dal primo ministro, risultano poi, per un errore di registrazione, determinanti per la fiducia.
Zoli coerentemente si dimette, ma le dimissioni sono respinte dal Capo dello Stato che lo invita a presentarsi di fronte alle Camere. La impossibilità di costituire un quadripartito, per l’indisponibilità di repubblicani e socialdemocratici,
rende precaria la vita del governo, costretto a limitare la sua attività in attesa della fine della legislatura. Il ministero si dimette il 10 giugno 1958, dopo le elezioni politiche del 25 e 26 maggio. Nei mesi successivi Zoli prosegue nella sua intensa attività parlamentare. Mantiene cariche e impegni anche nel partito e continua a partecipare alla vita interna della DC sino alla morte, avvenuta a Roma il 20 febbraio 1960.