
Trasferitosi giovanissimo a Torino, si guadagnò la fama di “falco” del sindacato italiano per la sua poca disponibilità a scendere a compromessi con gli industriali ed in special modo con la famiglia Agnelli. Durante la Seconda Guerra Mondiale aderisce ai partigiani bianchi (democristiani), mentre nel 1950 partecipa alla fondazione della CISL, nata da una scissione (guidata dalla Democrazia Cristiana, partito a cui Donat Cattin aveva aderito) dalla CGIL.



In quell’anno divenne vicesegretario del partito, ed inizialmente fu sostenitore della necessità di trovare un dialogo con il Partito Comunista Italiano. Nel 1979 tuttavia, dopo un arretramento elettorale del PCI, si fa promotore della politica del “preambolo” che auspica l’esclusione dei comunisti da ogni incarico statale. Nel 1980, dopo lo scandalo suscitato dall’adesione del figlio Marco all’organizzazione terroristica di estrema sinistra Prima Linea, si dimette da ogni incarico e lascia temporeanamente la politica.
Tornato in campo nel 1986, venne scelto nello stesso anno come Ministro della Sanità da Bettino Craxi, che si accingeva a formare il suo secondo governo. Poco dopo Donat Cattin aderì a “Forza Nuove”, corrente della DC che sosteneva la necessità di una stretta alleanza con il Partito Socialista Italiano. Il suo ultimo incarico gli venne conferito nel 1989, allorché Giulio Andreotti lo scelse come Ministro del Lavoro: in questa veste egli ebbe una trattavia serrata con la Confindustria per il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici; una volta constatato che le sue idee non erano ben accette egli si alzò e se ne andò, abbandonando il tavolo della trattativa, ma successivamente questa si sarebbe risolta in suo favore.