Terni – Cor delle Fosse.  L’agonia di una rarità geomorfologica
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Cor delle Fosse.  L’agonia di una rarità geomorfologica

(Pubblicato in Terni Oggi 24/09/1994)

Si dice solitamente, e perfino con troppa facilità, che a Terni ad esclusione della cascata delle Marmore e del lago di Piediluco non ci siano molte bellezze né artistiche né naturali, e si aggiunge generalmente che queste ultime vanno “valorizzate” adeguatamente con opportuni investimenti.
La realtà poi ha un colore diverso perché puntualmente a distanza di tempo si scopre che valorizzare ha significato cementificare, spendere miliardi senza apprezzabili benefici o fare gli interessi di questa o quella fazione politica. Personalmente ho sempre diffidato di chi si presenta programmi di valorizzazione ambientale, oltretutto appare un po’ presuntuoso voler fare meglio della natura.
Un luogo bellissimo che sicuramente non ha bisogno di cure di valorizzazione é Cor delle Fosse; si tratta di un bacino naturale situato ai piedi di monte S. Angelo, a due passi dalla Cascata e dal centro abitato di Marmore, formato nei millenni dallo stillicidio delle acque del Velino che hanno lasciato traccia nelle bellissime concrezioni mammellonarie e, come dice il nome, dal confluire delle acque di scolo di due principali fossi, il fosso Feide e il fosso Rancio, i quali vi convogliano le acque dei monti facendone una zona umida di grande interesse.
Qui il cinghiale, il tasso, la volpe, l’istrice, il gufo, il barbagianni e tanti altri animali sono di casa e lasciano evidentissime tracce della loro presenza. Per la maggior parte dell’anno il livello della falda acquifera resta di pochi centimetri sotto la superficie del prato, sempre rigoglioso anche nei mesi estivi.
Questo bacino è stato uno dei laghetti che un tempo si stendevano sul piano delle Marmore. Sul margine che gira verso monte S. Angelo, a una profondità variabile tra i 20 e i 90 centimetri, si può notare uno strato scuro, ascrivibile alla deposizione di ceneri provocata dalle eruzioni degli antichi vulcani laziali, sovrapposto a un deposito sabbioso ricco di resti di piccoli molluschi. lacustri. E’ documentata in questa zona la presenza umana fin da epoche protostoriche.
Da uno studio di Giuseppe Bellucci pubblicato nel 1870 risulta che alle pendici del monte S. Angelo furono trovate tracce di una antichissima stazione litica, il Bellucci segnala uno strato completamente costituito dagli avanzi di una colonia preistorica, come scheletri, raschiatoi, coltelli, piccole seghe di pietra con nucleo di selce, frammenti di stoviglie fabbricate con pasta nerastra ecc.
Qualche anno più tardi il Lanzi rinvenne lungo il bordo del bacino frammenti appartenenti a una antichissima razza umana. Proprio accanto a Cor delle Fosse c’é un invaso gemello anche se molto più piccolo, il cui fondo é coltivato ad orti.
Le pareti interne dei due crateri sono per buona parte decorate da concrezioni, a mio avviso più suggestive di quelle depositate dalla cascata delle Marmore, e da bellissime grotte, qualcuna anche di buone dimensioni.
Questo gioiello della natura non necessita di una lira di spesa per essere godibile, né ha bisogno di essere dichiarato parco o riserva naturalistica, in quanto ne ha fin da sempre la dignità.
Purtroppo su un versante del bacino più grande si affaccia la grande cava di pietra di Marmore, per intenderci quella che é visibile lungo la strada per Greccio, la quale rappresenta un grave neo in questo angolo di natura.

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