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CastagneGià nel 2011 abbiamo pubblicato un articolo sui problemi della produzione di castagne in Italia legato ad un parassita: “Il caldo persistente e un parassita hanno dimezzato la produzione delle castagne. A fronte di tale problematica cresce l’allarme per gli 800 mila ettari di castagneti in tutta Italia,anche perché rischiamo di perdere la leadership europea nella produzione di castagne. Ancora una volta gli agricoltori si vedono lasciati soli,dove sempre meno giovani si dedicano a tale occupazione, causa la mancanza di politiche che bilancino il costo di produzione con il prezzo di vendita, spesso a un elevato costo di produzione di un buon prodotto, legato anche alle fatiche fisiche e la competenza dell’agricoltore,si contrappone un basso prezzo di vendita del prodotto per poi lo stesso finire dopo vari passaggi sulle tavole dei consumatori a valori esorbitanti.”

Oggi, dopo due anni, la situazione è ancor più grave,tanto che nei giorni scorsi ne ha parlato perfino il TG 1. Il fatto è che dal 2011 non vi sono stati interventi incisivi di difesa e attacco al parassita, cosa che ha peggiorato la situazione con un calo della produzione ad oggi del 80-90% rispetto alle produzioni 2009/2010. Ora i produttori subiscono la diminuzione di quantità e qualità del prodotto, per non aver intrapreso una corretta lotta biologica al parassita. L’azione più efficace consiste nel diffondere un insetto antagonista, il Torymus sinesi, che è in grado di nutrirsi delle larve deposte dal Cinipide, portando nel giro di qualche anno, a debellare del tutto il Cinipide dai castagneti italiani.

Il parassita, il Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), è un insetto di origine cinese introdotto per errore in Italia nel 2002 attraverso materiale vivaistico (le prime segnalazioni dell’insetto furono in provincia di Cuneo). Da allora l’insetto si è diffuso in tutte le regioni italiane determinando un progressivo calo nella produzione delle castagne. L’azione del Cinipide galligeno induce infatti la formazione di ingrossamenti tondeggianti (galle) sui germogli e sulle foglie, nei quali si compie il ciclo vitale delle larve; la formazione della galla può coinvolgere i germogli inglobando una parte delle foglie giovani e delle infiorescenze, portando così all’arresto dello sviluppo vegetativo dei getti colpiti e quindi alla riduzione della fruttificazione, cioè delle castagne, per la mancata produzione dei fiori femminili e degli amenti, ovvero delle infiorescenze, maschili, forti infestazioni possono anche causare la morte della pianta.

Secondo fonti della Coldiretti nel nostro paese nel 1911 si producevano 829.000 tonnellate di castagne, quantità poi diminuita per il progressivo abbandono delle campagne e, soprattutto, dei terreni montani. Tuttavia fino al 2010 l’Italia si attestava al primo posto in Europa per quantità di castagne esportate, mentre oggi le castagne importate sono addirittura molte di più di quelle esportate, oltre il 30% rispetto al 2010. Dobbiamo ricordare inoltre che la castagna prodotta in Italia è di qualità ben più elevata di quella prodotta in Turchia, Spagna e Portogallo, pertanto gli organi di controllo devono vigilare che le castagne commercializzate come italiane lo siano veramente.

Se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante, il primato italiano sul piano qualitativo è confermato dalla presenza di ben dodici tipi di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Quattro si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp e la Farina di Neccio della Garfagnana Dop, mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp e il Marrone di Roccadaspide Igp, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. Per queste motivazioni è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare e incrementare in modo incisivo le attività di lotta al cinipide, adottino azioni risolutive per il rilancio del settore.

L’economia agricola del nostro, paese già attanagliata dalla crisi economica mondiale, non può permettersi di subire anche queste perdite, provocando ancora una volta un allontanamento dei giovani dalle campagne e dalle zone montane, lasciando tali lavorazioni sulle spalle delle generazioni più anziane, che solo per motivi affettivi o per altri tipi di impedimento non abbandonano il luogo nativo e le proprie tradizioni familiari.

Presidente Centro Studi Malfatti

Cav.Edoardo Mazzocchi