New York è una grande vetrina non solo per il mercato statunitense, e dimenticare deliberatamente una Provincia, piccola o grande che essa sia, da parte del sistema camerale è un macroscopico errore che costa caro ai produttori, ma che paga tutta la collettività in quanto dimostra che la “baracca” non riesce a fare sistema, con tutto ciò che ne consegue in fatto di immagine della Regione e di costi al settore agroalimentare ed alla società tutta. Personalmente, come produttore di vino, ritengo banali e addirittura meschine le scuse addotte dagli addetti ai lavori, come ritengo lacunosa la considerazione che siano state dimenticate le sole aziende vinicole dell’orvietano, poiché nel resto della Provincia ci sono aziende ed imprenditori che dedicano al vino risorse, impegno e passione, al pari di altri, e che non devono essere considerati operatori di serie B, infatti, a parte una grande azienda che deliberatamente è stata condotta alla negazione di se stessa, vi sono molteplici aziende che dando il meglio di sé stanno conferendo lustro al territorio e all’intera Provincia. Da ultimo vorrei chiedere ai dirigenti della CCIAA se il tributo annuale che ogni azienda agricola paga puntualmente, e sono tanti, ma tanti soldi, serve per avere qualche servizio o solo per garantire servizi e prebende agli altri? E chi impropriamente dice di rappresentare l’agricoltura nella Giunta camerale, di fronte a queste situazioni cosa aspetta a darsi………… all’ippica?
L’amore al tempo della crisi. Ovvero le occasioni sprecate da una Camera di Commercio
La storia delle idee
La storia delle idee e la storia delle azioni corrono su binari paralleli che raramente si incontrano, restituire un'anima alla politica significa restituirle la forza delle idee, liberarla da quel preoccupante abbraccio con le lobbies economico finanziarie che, palesatosi dalla fine degli anni 80, ha portato in breve il sistema politico italiano alla tragica Caporetto di Tangentopoli, e alle disfatte odierne. Compito degli intellettuali è quello di individuare i nessi tra economia ed etica, di mediare tra il darwinismo sociale del laissez faire e il totalitarismo politico sociale dello stato, tenuto conto del fatto che comunque uno stato sano non sarà mai uno stato minimo. Una società non può esistere senza che vi si inserisca in qualche punto in freno della volontà e degli appetiti sfrenati. Occorre tornare alla guida delle idee, abbandonare i tecnicismi tattici della politica odierna, riappropriarsi della capacità progettuale che fu una delle risorse d'eccellenza della cosiddetta Prima Repubblica.