Le conseguenze economiche di Versailles
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Parafrasando il ben più famoso John Maynard Keynes[1] rammento che a Versailles, icona dell’Ancien Régime, sono state innescate tante brutte vicende per la nostra Europa.

Nel 1919 furono gettate sicure basi per un secondo conflitto mondiale, a causa delle pesantissime e irragionevoli sanzioni che i vincitori imposero alla Germania, nella convinzione di avere vinto “la guerra che avrebbe posto fine a ogni guerra”, come aveva affermato con miopia il presidente degli USA Thomas Woodrow Wilson.

A poche decine di chilometri da lì, a Compiègne, nel 1940 i francesi firmarono la resa senza condizioni all’esercito tedesco, un’altra umiliazione all’avversario che si arrende, seppure a parti invertite.

Pochi giorni fa si è concluso a Versailles un vertice informale dei leader dell’Unione Europea, che ha sancito tra l’altro tutta una serie di penalizzazioni boomerang per la Russia, che di fatto consegnano l’Europa ancora di più alla dipendenza da materie prime da importare dal continente americano, in una sorta di rianimazione del famigerato, deceduto, TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), che era sostanzialmente fallito nel 2016.

E così in barba al cambiamento climatico archivieremo la transizione ecologica importando gas liquefatto su enormi navi metaniere, che inquinano come tutta la Saudi Aramco[2], invece che farlo arrivare con i gasdotti, per giunta già operativi, e faremo lo stesso per tante altre materie prime, compreso il grano al glifosato del nord America. Il tutto ovviamente ci costerà come fare un bagno col Brunello di Montalcino.

Nessuna analisi sulle cause del pur ingiustificabile attacco russo all’Ucraina, figuriamoci un mea culpa, anzi si sono tutti accordati per gettare ancora un po’ di benzina su quel fuoco inviando armi in un teatro di guerra. Nessuno ha pensato di battersi il petto per l’immobilismo dell’Unione di fronte alle continue provocazioni della NATO, degli USA e dei suoi mercenari, che da anni uccidono impunemente persone in quella sfortunata parte di mondo. Nessuna analisi circa le ingerenze di governi stranieri nelle questioni europee, vere e proprie intrusioni che stanno sempre di più esponendo il vecchio continente a un rischio di crisi economica sistemica e di guerra. Nessuna riflessione sui settori strategici per l’Unione che andrebbero rimessi nelle mani pubbliche, come energia, trasporti, acqua potabile, ecc. Nessun passo avanti verso un sistema di difesa comune che consenta di rimandare a casa con tanti ringraziamenti le truppe statunitensi che ancora stazionano nel continente, a 77 anni dalla fine della seconda guerra mondiale.

Ancora e ancora questa Unione Europea si conferma come pressappoco un pesantissimo impiccio, più simile alle Macchine Inutili di Bruno Munari che a un’organizzazione concepita per lo sviluppo e la cooperazione. Il pantano in cui si sono ficcati Russia, Ucraina e tutti gli altri vicini di casa è la conseguenza della rinuncia allo spirito di Ventotene e della costruzione di una comunità fondata invece su interessi di tipo finanziario. Questo pasticcio, da qualcuno definito golpe finanziario euroatlantico, ha poco o nulla a che fare con la casa comune, rappresenta piuttosto una organizzazione sostanzialmente misantropica che ha preso le distanze dalla ostpolitik di Willy Brandt[3] e dell’europeismo di Alcide De Gasperi. Forse un giorno quel bel castello francese potrà riscattarsi dalla pessima reputazione che si è guadagnato una sciagura dopo l’altra, magari come il luogo dove l’Unione Europea sarà finalmente nata, libera da influenze straniere, costruita a misura dei suoi abitanti e non solo dei banchieri di mezzo mondo.


[1] Cfr., John Maynard Keynes, The Economic Consequences of the Peace, London, 1919.

[2] Cfr., https://climateaccountability.org/carbonmajors.html Saudi Aramco è la prima delle venti società che hanno contribuito alle emissioni di gas serra, con il 4,38% del totale.

[3] Nato Herbert Ernst Karl Frahm.