Questa rappresentanza, tanto per iniziare dovrebbe essere l’obiettivo politico e sindacale da raggiungere nei prossimi mesi, non accontentarsi di rassicurazioni e promesse che la volatilità del mercato potrebbero non far mantenere. Ma ci sono altri nodi che all’interno di quest’accordo devono essere sciolti, oltre all’ approvazione delle autorità che regolano il mercato azionario, primo tra tutti la soluzione dei problemi che hanno portato al forte passivo del comparto Inox, il ritorno degli investimenti fatti in Cina, Alabama e in Brasile, dove sono sorte contestazioni relativamente all’impatto ambientale della produzione dell’acciaio. Chi scioglierà questi nodi e come? Dove troverà il nuovo soggetto industriale la liquidità necessaria ad affrontare la difficile sfida intrapresa? Possiamo davvero escludere che l’interesse di fondi esteri interessati all’acciaio europeo e disposti a versare moneta contante sia sdegnosamente respinto?
