
Nel 1914 è nominato presidente della Federazione delle Casse Rurali ed è eletto consigliere comunale di Roma. Contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra è tra i fondatori del Partito Popolare Italiano e partecipa alla piccola costituente del partito nel dicembre 1919. Il 16 giugno 1919, al primo congresso del PPI, interviene nel dibattito sulla tattica elettorale pronunciandosi a favore di una linea autonoma e intransigente.
Nel novembre 1919 viene eletto deputato al Parlamento per la XXV legislatura nelle liste del Partito Popolare nella circoscrizione di Ascoli-Macerata. Viene riconfermato nel mandato parlamentare anche nelle successive elezioni del 1921 e del 1924, sempre nelle circoscrizioni marchigiane. Antifascista convinto, al Congresso di Torino del Partito Popolare, nell’aprile 1923, sottoscrive con Chiri e Vigorelli, un ordine del giorno sulla disciplina nel partito e, nel Congresso di Roma del 1925, svolge una relazione sull’operato del gruppo parlamentare.
Il 27 giugno 1924 aderisce alla secessione dell’Aventino e il 6 novembre 1926 viene dichiarato decaduto dal mandato e da lì a poco viene arrestato per i suoi atteggiamenti antifascisti. Ritiratosi a vita privata durante il fascismo, pur mantenendo contatti con i vecchi amici popolari, riprende l’attività politica clandestina nel 1943 collaborando con De Gasperi e Spataro alla nascita della Democrazia Cristiana e dirige la Commissione per i Problemi Costituzionali.

Nel secondo dopoguerra ricopre anche numerose cariche di governo: è ministro di Grazia e Giustizia nel II e III governo Bonomi, E’ ministro dei lavori pubblici nel IV e V gabinetto De Gasperi, realizzando quattro provvedimenti legislativi che presero il nome di Leggi Tupini, di cui la più nota è la legge 408 del 2 luglio 1949, contenente norme per incrementare le costruzioni di case popolari. In seguito è ministro senza portafoglio nel primo governo Fanfani; ministro per la riforma della pubblica amministrazione nel primo governo Scelba; ministro per il turismo e lo spettacolo nel II governo Segni e nel governo Tambroni.
Viene eletto consigliere comunale di Roma nel 1956 ed è per due anni sindaco della città.
E’ autore importante di alcuni saggi sull’Aventino, sull’articolo 7 della Costituzione e sui problemi del Mezzogiorno. Muore a Roma nel 1973.