Umberto Tupini
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Umberto Tupini nasce a Roma nel 1889, si laurea in giurisprudenza e svolge nella capitale la professione di avvocato. Milita sin da giovane nell’Azione Cattolica e nel movimenti cristiano sociale a Roma e nel Lazio. E’ presidente della società della Gioventù Cattolica romana alla quale cerca di imprimere un carattere di impegno e di organizzazione sociale. Presiede inoltre l’Unione del lavoro di Roma, collabora con il Corriere d’Italia e dirige L’Organizzatore e la Difesa Nazionale.
Nel 1914 è nominato presidente della Federazione delle Casse Rurali ed è eletto consigliere comunale di Roma. Contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra è tra i fondatori del Partito Popolare Italiano e partecipa alla piccola costituente del partito nel dicembre 1919. Il 16 giugno 1919, al primo congresso del PPI, interviene nel dibattito sulla tattica elettorale pronunciandosi a favore di una linea autonoma e intransigente.
Nel novembre 1919 viene eletto deputato al Parlamento per la XXV legislatura nelle liste del Partito Popolare nella circoscrizione di Ascoli-Macerata. Viene riconfermato nel mandato parlamentare anche nelle successive elezioni del 1921 e del 1924, sempre nelle circoscrizioni marchigiane. Antifascista convinto, al Congresso di Torino del Partito Popolare, nell’aprile 1923, sottoscrive con Chiri e Vigorelli, un ordine del giorno sulla disciplina nel partito e, nel Congresso di Roma del 1925, svolge una relazione sull’operato del gruppo parlamentare.
Il 27 giugno 1924 aderisce alla secessione dell’Aventino e il 6 novembre 1926 viene dichiarato decaduto dal mandato e da lì a poco viene arrestato per i suoi atteggiamenti antifascisti. Ritiratosi a vita privata durante il fascismo, pur mantenendo contatti con i vecchi amici popolari, riprende l’attività politica clandestina nel 1943 collaborando con De Gasperi e Spataro alla nascita della Democrazia Cristiana e dirige la Commissione per i Problemi Costituzionali.
E’ consigliere nazionale del partito dal 1944 al 1954 e dal 1956 al 1959, è membro della direzione dal 1944 al 1947 e dal 1949 al 1954. Partecipa alla Consulta Nazionale (1945-46) e nel giugno 1946 viene eletto deputato all’Assemblea Costituente per il collegio di Ancona. Senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano, viene rieletto senatore sempre nel collegio di Ancona, per la II (1953-58), III (1958-63) e IV (1963-68) legislatura.
Nel secondo dopoguerra ricopre anche numerose cariche di governo: è ministro di Grazia e Giustizia nel II e III governo Bonomi, E’ ministro dei lavori pubblici nel IV e V gabinetto De Gasperi, realizzando quattro provvedimenti legislativi che presero il nome di Leggi Tupini, di cui la più nota è la legge 408 del 2 luglio 1949, contenente norme per incrementare le costruzioni di case popolari. In seguito è ministro senza portafoglio nel primo governo Fanfani; ministro per la riforma della pubblica amministrazione nel primo governo Scelba; ministro per il turismo e lo spettacolo nel II governo Segni e nel governo Tambroni.
Viene eletto consigliere comunale di Roma nel 1956 ed è per due anni sindaco della città.
E’ autore importante di alcuni saggi sull’Aventino, sull’articolo 7 della Costituzione e sui problemi del Mezzogiorno. Muore a Roma nel 1973.