Uscire dalla gabbia.
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Iranrud, il collegamento fluviale tra Mar Caspio e Golfo Persico

(Paolo Gulminelli[1], Danilo Stentella[2])

Non per superare la sindrome delle Termopili, non per l’ansia da accerchiamento militare, ma per uscire da una vera e propria gabbia economica e commerciale. Un gioco del Caucaso, un pilastro della strategia geopolitica che la NATO sta adottando da oltre un decennio ai danni della giovane Federazione Russa.

Più in particolare, riteniamo che una qualunque forma matura di osmosi tra Russia ed Europa sia vista con timore dagli USA, in quanto si verrebbe a costituire un potentissimo competitore economico, politico e militare. Se la grandissima disponibilità di materie prime della Russia si integrasse con la altrettanto grande capacità produttiva europea il dollaro, prima di tutto, potrebbe perdere il suo primato, portando al pettine certi nodi che si sono originati dopo l’abbandono della parità aurea nel 1971 da parte degli USA, ovvero una produzione spropositata di quel biglietto, che ne metterebbe in discussione lo stesso valore di cambio.

Allo spauracchio di questa alleanza commerciale si aggiunge la famigerata Via della seta, ovvero un potente terzo partner commerciale, in grado di screditare definitivamente il ruolo di superpotenza mondiale degli USA, ed ecco servito l’interesse degli Stati Uniti a buttarla in caciara pur di mantenere il primato e pur di non mostrare al mondo con quali carte stanno veramente giocando dalla fine della seconda guerra mondiale.

Pertanto l’orso russo reagisce verso occidente con la forza e la goffaggine che caratterizzano il grosso plantigrado, mentre con la raffinatezza di ben altra bestia rende più saldi gli scambi con l’area asiatica. Ma la mossa sicuramente più sgradita agli USA e a qualche suo alleato potrebbe essere una iniziativa di medio lungo periodo, una sorta di costoso ma prudenziale investimento per l’indipendenza, l’Iranrud.

L’idea risale circa al 500 a. C., durante la dinastia achemenide, riproposta nel XX secolo dall’Unione Sovietica per garantire alle proprie flotte commerciali un accesso al Mar Arabico e agli oceani, senza dover passare attraverso gli stretti di Suez, Bosforo e Dardanelli, controllati dalla NATO o da suoi alleati. Più recentemente il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha promosso alcune prospezioni geologiche nei pressi di Semnan, ai margini del deserto centrale dell’Iran, per verificare la fattibilità di questa opera titanica, sostenuta anche dal presidente Rouhani. Ovviamente la Federazione Russa si sarebbe offerta di fornire assistenza tecnica e finanziaria per questa opera il cui costo stimato sarebbe stato in un primo momento di circa sette miliardi di dollari.

I tracciati ipotizzati tra il mar Caspio e il Golfo Persico sono due, uno occidentale, di 950 km, con dislivelli considerevoli, e uno orientale molto più lungo, tra 1400 e 1600 km, relativamente più agevole, fino alle catene montuose dell’Iran meridionale.

Il canale dell’ovest potrebbe servire anche l’Armenia, altro paese letteralmente imbottigliato e privo di sbocchi al mare, accessibile utilizzando anche la via d’acqua del lago Urmia.

Il canale oltre a fornire nuovi sbocchi marittimi consentirebbe all’Iran di fare cassa con i pedaggi, dato che i paesi potenzialmente interessati sarebbero Russia, Kazakistan, Azerbaigian, Turkmenistan, e attraverso quest’ultimo anche Uzbekistan, Tagikistan e Kirgizistan.

La Russia tra l’altro ha collegato il Mar Caspio con il Mar D’Azov attraverso la canalizzazione tra i suoi due importanti Fiumi, il Don ed il Volga. Da Astrakhan, sul Mar Caspio, si arriva a Rostov sul Don che si affaccia sul Mare di Azov, prospiciente al Mar Nero.

L’Iranrud consentirebbe alla Russia una maggiore libertà di manovra rispetto a quanto stabilito dalla convenzione di Montreux, fortemente limitativa per quanto riguarda le navi da guerra e per le navi commerciali in caso di conflitto[1].

Inoltre la Cina perderebbe la sua influenza sulle ex repubbliche URSS, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan, che hanno in lei l’unico sbocco al mare, mentre l’Iran sarebbe sempre meno danneggiato dalle sanzioni inique imposte da USA e Israele, ed in grado di implementare i propri rapporti commerciali con l’India.

Il bypass tra Mar Caspio e Golfo Persico rappresenterebbe nello scacchiere geopolitico mondiale una sorta di espansione russa verso i mari meridionali, in grado di perturbare il predominio nell’area degli USA e di rendere ancora più robusto l’asse non solo commerciale tra Teheran e Mosca. Inoltre i paesi rivieraschi caspiani avrebbero l’occasione di diventare nuovi attori commerciali e concorrenti delle grandi multinazionali occidentali, alle quali sono invece fortemente legati i paesi arabi che si affacciano sul Golfo Persico.

La realizzazione di questa eccezionale infrastruttura potrebbe inoltre determinare una distorsione nei rapporti di forze tra Iran e Pakistan, per il consolidamento del legame già forte tra Iran e India, che concorrerebbe ancora di più a indebolire un ordine mondiale a guida USA.

Mentre complice una certa informazione tutte le attenzioni sono sulla guerra tra Ucraina e Russia, l’intera area del Caucaso cova una contrapposizione che risale all’era sovietica, tra Azerbaijan e Armenia lungo la linea dell’Artsakh, dove si sono via via inseriti Russia, Turchia, Iran e Stati Uniti.

Dopo la guerra del Nagorno-Karabakh (1988-1994), lungo quella linea il 27 settembre 2020 forze armate dell’Azerbaijan e dell’Armenia ripresero a combattersi, per quarantaquattro giorni, fino a quando grazie alla mediazione del presidente russo Vladimir Putin i rappresentanti dell’Armenia e dell’Azerbaigian firmarono un cessate il fuoco.

Anche l’Italia ha solidi interessi nell’area, come importatore di gas e petrolio dall’Azerbaigian, mentre la Turchia un po’ meno laicamente sembra impegnata a ricostruire uno spazio neo ottomano, la dove la Cina progetta linee di penetrazione commerciale. L’apertura sul Golfo Persico potrebbe rappresentare pertanto una importante ragione di collaborazione tra i paesi dell’area, una sorta di miorilassante di tante tensioni militari che covano costantemente sotto la cenere, mentre non ci sarebbe più soltanto l’Iran a turbare il predominio degli USA in quei mari, opportunamente affiancato dalla Russia.


[1] Firmata nel 1936 da Turchia, Francia, Grecia, Romania, Regno Unito e Unione Sovietica e nel 1938 anche dall’Italia, regola la navigazione attraverso lo Stretto dei Dardanelli, il Mar di Marmara e il Bosforo.


[1] Capitano di Vascello, Responsabile studio e analisi delle aziende pubbliche locali del Centro Studi Politici e Sociali “F. M. Malfatti”.

[2] Direttore Centro Studi Politici e Sociali “F. M. Malfatti”.