Il Servizio Sanitario Nazionale (Della sua crisi)
Print Friendly, PDF & Email

La Legge 883 del 23 /12/1978 istituì il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), basato su principi fondamentali come universalità, uguaglianza ed equità delle cure, come previsto nell’articolo 32 della Costituzione, dove il diritto alla salute è un diritto individuale, inviolabile e assoluto, e un bene di rilevanza collettiva.

L’Italia è stata la prima in Europa a riconoscere il diritto alla salute nella sua Costituzione.

Alle USL venne assegnato un larghissimo spettro di competenze, ossia educazione sanitaria, prevenzione, diagnosi e cura, sicurezza sul lavoro. Quando invece si necessitava di diagnosi e di cure che non potevano essere realizzati nella rete territoriale il Servizio Sanitario Nazionale assicurava l’assistenza ospedaliera gratuita presso i Presidi Ospedalieri, le Aziende Ospedaliere e gli Istituti di ricovero convenzionati.

Nel 1992 iniziò il riordino di un sistema considerato costoso, poiché dagli anni 90 si registrò  una maggiore esigenza di risorse finanziarie per sostenere il funzionamento del SSN. I decreti di riordino del 1992/1993 e del 1999 (riforma Bindi), rafforzarono il potere delle Regioni, introdussero l’aziendalizzazione, modulando i livelli uniformi ed essenziali di assistenza e l’appropriatezza delle prestazioni assicurati dalle Regioni tramite la programmazione. Le unità sanitarie locali (USL) diventarono aziende sanitarie con autonomia organizzativa (ASL) nel 2001, la riforma del titolo V della Costituzione all’art.117 ridisegnò le competenze di Stato e Regioni in materia sanitaria. Lo Stato ha competenza esclusiva per la profilassi internazionale, determina i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti sul territorio nazionale e i principi fondamentali nelle materie di competenza concorrente. Ogni Regione assicura i servizi di assistenza sanitaria e ospedaliera.

Dal 2001 gli accordi tra Stato e Regioni sono lo strumento con cui si disegna l’assistenza pubblica in Italia. Ma anche se la situazione sanitaria del Paese è cambiata grazie a migliori condizioni igienico-sanitarie, disponibilità di vaccini, evoluzione della medicina, presenza di farmaci innovativi, l’aspettativa di vita è cresciuta, sono aumentate le malattie croniche, come quelle cardiovascolari e i tumori, ossia quelle che necessitano di prevenzione primaria, anche se molte malattie si possono evitare, intervenendo sui principali fattori di rischio modificabili (tabagismo, abuso di alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà) e la cura si basa sulla diagnosi precoce (prevenzione secondaria) e non più sulla rimozione dei fattori dei rischio, anche quelli ambientali.

La legge n. 317, 03/08/2001, modifica la denominazione da Ministero della Sanità a Ministero della  Salute, che almeno sulla carta è l’organo centrale del Servizio Sanitario Nazionale, esercita le funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute umana, sanità veterinaria, tutela della salute nei luoghi di lavoro, igiene e sicurezza degli alimenti, coordinamento del SSN (ferme restando le competenze attribuite alle Regioni).

Nel 2017 sono stati aggiornati i LEA, ossia sono stati ridotti ulteriormente.

Ma cosa è accaduto al numero degli istituti di cura e posti letto? Nel 1998 l’assistenza ospedaliera aveva circa 1.381 istituti di cura, di cui il 61,3% pubblici ed il rimanente 38,7% privati accreditati. Nel 2017 l’assistenza ospedaliera contava circa 1.000 istituti di cura, di cui il 51,80% pubblici ed il rimanente 48,20% privati accreditati. Il numero dei posti letto, è diminuito, infatti se nel 1998 erano circa 311 mila,  nel 2007 erano circa 225 mila mentre, nel 2017 erano circa 191 mila. Siamo passati da 5,8 posti letto ogni mille abitanti nel 1998, a 4,3 nel 2007 e a 3,6 nel 2017. Stessa cosa per i servizi territoriali.

Ma la spesa per la sanità aumenta ancora, cresce, lievita. Perché? Magari perché gli esami fatti nei privati vengono rimborsati fino a tre volte il loro costo? Dato che la sanità pubblica non ce fa a dare risposte, si trattano solo urgenze. Magari le esternalizzazioni dei servizi (lavanderia, mensa, trasporti, ecc.) non sono cosi economiche e convenienti? Vogliamo parlare della rete degli ammnistrativi cresciuta in questi ultimi anni? Certo  ciò che è diventato Azienda serve anche il controllo di gestione, ma questo avviene in sistema completamente avulso dalla realtà sanitaria, dalla missione reale dalla cura!

Che ci fai con i capi se medici e infermieri lavorano per competenze derivanti dal corso di studio? Taylor è morto…un medico ha bisogno di mezzi, famaci, strumenti, personale, e se è bravo attira clienti (N.d.r. pazienti) da ovunque. Poi ci sono i raccomandati, inutili nella sanità. Quanti posti di lavoro a discapito di quelli realmente necessari, ossia di medici e infermieri. Scelte inappropriate, magari discusse nelle cene al ristorante, sulla base delle esigenze di un elettorato esiguo, quelli della santificazione politica a primari, posizioni organizzative, coordinatori, con il benestare dei sindacati. Insomma la sanità è diventata terra di conquista politica, dove in Umbria (N.d.r. fino a poco fa) l’ha fatta da padrone il PD, mentre in Lombardia la destra.