Informazioni sugli anticorpi monoclonali
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(Simona Montesi, © 2021)

Gli anticorpi monoclonali sono molecole prodotte in laboratorio che agiscono in sostituzione dei nostri anticorpi  e che possono riparare, difendere, aiutare la risposta immunitaria contrastando l’attacco alle cellule del nostro sistema immune.

Gli anticorpi monoclonali per l’ infezione da COVID-19 possono neutralizzare il virus che si introduce  nelle nostre cellule, rendendo molto più difficile la sua riproduzione e quindi la sua letalità  e  pericolosità.

Il trattamento con anticorpi monoclonali può essere somministrato  solo in ambiente ospedaliero per via endovenosa e in condizioni dove sia possibile per i sanitari  intervenire immediatamente con farmaci che trattino eventuali  severe reazioni allergiche e, se necessario, dove sia disponibile l’immediata attivazione e il trattamento di una emergenza.

Data la loro dimostrata e significativa efficacia dopo sperimentazioni cliniche molto rigorose, recentemente questi anticorpi monoclonali sono stati autorizzati con una speciale procedura di urgenza negli USA e in altri paesi del mondo, per uso terapeutico in pazienti COVID ospedalizzati e molto a rischio poiché affetti anche da pluripatologie ma non ancora critici.

Gli anticorpi monoclonali sono stati creati in laboratorio attraverso ingegneria genetica e sono simili ad un anticorpo umano identificato in uno dei primi pazienti guariti dal COVID negli Stati Uniti.

Questi anticorpi , costruiti in laboratorio, sono diretti a neutralizzare la proteina Spike del virus  e bloccano la sua capacità di infettare cellule umane.

Il termine “monoclonali” significa che questi anticorpi sono diretti verso un unica struttura del virus COVID, verso un unico bersaglio, la proteina Spike, a differenza della risposta naturale che il nostro organismo produce quando viene a contatto con un virus, che, invece, è diretta contro diverse strutture di questo agente patogeno.

Già’ dopo pochi mesi dall’inizio della pandemia si è cercato di intervenire con questo tipo di strategia terapeutica,  in assenza di anticorpi monoclonali “sintetici” creati  tramite ingegneria genetica, utilizzando il plasma (la parte del sangue priva di cellule) di pazienti guariti dal Covid.

L’Italia è stata tra i primi paesi, se non il primo al mondo, ad intraprendere questa strada.

Questo metodo era stato già utilizzato durante la pandemia influenzale del 1918.

Utilizzare il plasma di pazienti guariti, invece di un anticorpo monoclonale, significa introdurre nell’organismo, sempre per via infusionale, anticorpi policlonali, cioè diretti contro molte e diverse strutture del virus.

Ognuno dei due approcci terapeutici, monoclonale e policlonale, è ora utilizzato in molti paesi del mondo per trattare il Covid, ed è oggetto di numerosissimi studi clinici per determinare meglio i pazienti target e indirizzarne l’uso a stadi di malattia più specifici .

Inoltre, si stanno valutando molti altri anticorpi monoclonali creati in laboratorio specificatamente  per le varianti del virus, per individuare il “tallone di Achille”  di ogni ceppo virale di nuova insorgenza.

Il fatto è che già da diversi mesi almeno 4-5 diversi anticorpi monoclonali sono stati autorizzati come terapie COVID e sono attualmente in uso in diversi ospedali del mondo e in diversi contesti clinici.

L’Italia, inoltre, ha almeno due siti produttivi per anticorpi monoclonali, qui in centro Italia, a poca distanza dall’Umbria, uno di questi a Sesto Fiorentino li produce per tutto il mondo. Auspichiamo che, nella lotta al COVID, oltre ad essere eccellenza produttiva, l’Italia possa presto, con l’introduzione di terapie anticorpali  mono e policlonali , divenire anche paese di eccellenza terapeutica.