Tito Oro Nobili
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Tito Oro Nobili (Magliano Sabina 1882 – 1967)
Nel 1896 compì gli studi ginnasiali nel convitto comunale di Terni, quindi frequentò il liceo classico a Rieti.
Nel 1897 partecipò a una delle prime agitazioni contadine dell’Umbria meridionale, lo sciopero dell barbabietole.
Dopo la maturità si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma, mantenendosi agli studi con un impiego statale. Successivamente alla laurea, nel 1904, si trasferì a Terni dove, quasi subito, si scontrò con gli esponenti della corrente massonica del Partito Socialista locale.. Come spesso succede in questi casi, il male vinse, e la sezione ternana si sciolse nel 1906 per i contrasti interni, ricostituendosi poco dopo ad opera dei massoni.
Nei primi anni del 900 fu strenuo difensore dei diritti connessi agli usi civici nei circondari di Terni e Orvieto, oltre alcuni comuni del reatino.
Dopo la vittoria della corrente antimassonica al congresso di Ancona del 1914 Nobili rientra nella federazione ternana, subito candidato ed eletto al consiglio provinciale, insieme a Giuseppe Sbaraglini per Città della Pieve, Pietro Farini e Giovanni Colasanti per Terni e Arsenio Brugnola per Umbertide. Nello stesso anno era stato eletto anche consigliere comunale di Terni.
Le elezioni amministrative del 1920 lo videro Sindaco di Terni, con una maggioranza consiliare di 31 a 9, tra i quali Pietro Farini, Alfredo Urbinati e Alfredo Mirimao.
Si impegnò per la istituzione di una seconda provincia umbra. Nel 1921 si dimise dalla carica per candidarsi alle elezioni politiche, rimanendo comunque assessore fino alla caduta della giunta ad opera del Fascismo. Tra il 1921 e il 1922 subì una serie di gravi aggressioni fasciste, nel 1923 la sua abitazione fu devastata, l’archivio e la biblioteca dati alle fiamme.
Fu l’ultimo segretario eletto del PSI prima dello scioglimento, era stato eletto a congresso di Milano del 1923, come ricordava Nenni, un evento semiclandestino.
Nel 1926 fu vittima della più grave e squallida aggressione da parte dei fascisti i quali, da vigliacchi quali furono in questo tipo di linciaggi degli oppositori, infierirono su di lui arrivando perfino a ustionargli le palpebre con mozziconi di sigaretta, rendendolo quasi cieco per il resto della vita. Non ancora paghi della bravata lo condannarono a 5 anni di confino.
Dal 1923 al 1926 Nobili era effettivamente stato uno strenuo oppositore del regime, lavorando senza sosta per ricostruire il tessuto della presenza socialista, fortemente sfilacciato dalle persecuzioni fasciste. La sua posizione politica fu massimalista intransigente, sul filone di Costantino Lazzari, in opposizione sia al fascismo, sia alla vecchia classe dirigente che con la sua incapacità aveva di fatto condotto al potere Mussolini. Tuttavia, dopo la Grande Guerra Nobili si oppose alla componente massimal comunista.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si adoperò per la ricostruzione del Partito Socialista umbro.Fu uno dei 222 membri della Consulta, assegnato alla Commissione Difesa Nazionale, e poi della Costituente, in seguito senatore. Nel 1945 il CLN lo aveva designato Presidente della Società Terni, suoi vicepresidenti furono Oscar Sinigaglia e Girolamo Ippolito. Gestì la difficilissima fase della ricostruzione delle centrali e dei macchinari dell’industria siderurgica, fatti saltare dall’esercito tedesco in ritirata.
Non si candidò alle elezioni del 1953, convinto di essere riconfermato senatore di diritto sulla base di un disegno di legge mai convertito.
Morì l’8 febbraio 1967, aveva 85 anni. E’ sepolto nel cimitero di Pesciano di Todi.