Umberto Terracinni
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L’avvento di Mussolini al potere provoca una serie di arresti tra le fila dei partiti della sinistra Il 3 febbraio 1923 è arrestato Bordiga, il 1° marzo Serrati, , il 31 tocca a Grieco. Terracini resta da solo alla direzione del PC.d’I. Il 21 settembre del 1923, il comitato esecutivo del PC.d’I (ricostituitosi) è falcidiato da una nuova massiccia ondata di arresti, fra i quali Togliatti, Vota, Montagnana, Leonetti. Nel 1926 assume la direzione dell’Unità. Arrestato nell’agosto 1926, il processo contro di lui si conclude il 28 maggio 1928 con una pesante condanna a 22 anni e 9 mesi di carcere. Nel 1937, dopo aver scontato 11 anni di carcere fu confinato a Ponza poi a Ventotene dove è liberato nel 1943.
Nel 1942 viene espulso dal PCI per i suoi atteggiamenti critici nei confronti della direzione del partito, ma è riammesso nel 1944. Rifugiatosi in Svizzera dopo l’armistizio, rientra in Italia nel 1944 e diviene segretario generale del libero governo dell’Ossola. Nel 1945 è nominato membro della Consulta nazionale. Eletto deputato all’Assemblea costituente il 2 giugno 1946 assume la carica di vicepresidente. L’8 febbraio 1947 a seguito delle dimissioni del presidente Saragat, inviato ambasciatore a Parigi, Terracini viene eletto presidente dell’Assemblea.
Il 22 dicembre 1947 è tra i firmatari, assieme a De Nicola e De Gasperi, della Costituzione della Repubblica. Designato senatore nel 1948, viene confermato nelle successive legislature.

 


E’ presidente del gruppo parlamentare comunista dal 1958 al 1973. Dopo l’attentato a Togliatti nel luglio 1948, con il paese in altissima tensione con gli scioperi proclamati dalla Cgil Terracini presenta una mozione di sfiducia nei confronti del governo, indicato come responsabile politico e morale dell’attentato, ma la sua mozione viene respinta con 173 voti contro 83. Il 2 maggio 1962, alle elezioni del presidente della Repubblica, Terracini è il secondo con 200 preferenze, dopo Mario Segni con 333 voti. In quelle del 16 maggio del 1964 è ancora secondo con 250 preferenze, rispetto
a Giovanni Leone che ne prende 319.


Il suo atteggiamento è spesso critico nei confronti della linea del partito. In particolare va sottolineato il dissenso nei confronti della strategia del “compromesso storico” di Enrico Berlinguer. Muore a Roma il 6 dicembre 1983.